A Palermo potrebbe aprire un nuovo centro commerciale, ma non tutti sembrano essere d’accordo. Lo spiega bene la vicepresidente vicaria del Consiglio comunale di Palermo, Nadia Spallitta.
“Alcuni dei cavalli di battaglia del programma elettorale del Sindaco Leoluca Orlando erano: stop al consumo del suolo, basta varianti urbanistiche e mai più centri commerciali. Una volta insediatasi, invece, la nuova Amministrazione, in continuità con quanto fatto precedentemente dalla Giunta Cammarata, ha proposto i Prusst, decine di varianti urbanistiche per alberghi e altre strutture, nonché un nuovo centro commerciale in via Trabucco. E se la giunta di centrodestra aveva fallito nel suo intento, il governo del centrosinistra ha votato prima i Prusst e ha adottato il Piano particolareggiato Trabucco, che presenta alcune gravi criticità tali da indurre gli stessi uffici a ritirare l’atto nel 2015, salvo poi ripresentarlo nel 2016“.
“Il provvedimento in discussione – spiega ancora Spallitta – oggi riguarda un’area di circa 45 mila metri quadrati antistante l’ospedale Cervello e che secondo la delibera viene classificata come D2, quindi per uso commerciale e industriale. Se non che, in primo luogo, il provvedimento che viene proposto come mera esecuzione del Prg è invece una vera e propria variante urbanistica. E infatti, in modo singolare e anomalo, in violazione delle norme tecniche di attuazione, i singoli lotti del Piano, invece di essere tutti uguali e pari a 3.000 metri quadrati (standard minimo per attività produttive che necessitano di servizi, impianti e parcheggi) sono di 400, 600 e 1.000 metri quadrati. Dimensioni inadeguate per qualsiasi intervento produttivo. Inoltre, pur essendo una variante sua area vasta, non erano stati acquisiti i pareri VAS-VIA, obbligatori in costanza di una variante”.
Tra l’altro – commenta cnora la vicepresidente vicaria del consiglio comunale di Palermo – essendo scaduti i vincoli espropriativi, la procedura della variante è obbligatoria e implica un raddoppio dei costi di espropriazione con indennità aggiuntive. Invero, a distanza di 20 anni dall’adozione del Prg che destinava a uso D2 questa zona, il territorio si è trasformato e si è riempito di grandi e medie strutture commerciali. Per cui non appare neanche logico adottare una variante per un ulteriore centro commerciale. Tra l’altro l’intera operazione urbanistica può trovare applicazione solo per 2 o 3 lotti dal momento che circa i due terzi del territorio nel frattempo sono stati edificati e hanno acquisito destinazione d’uso residenziale, incompatibile con quella industriale e commerciale”.
“Invero non è neanche ben chiaro se questi manufatti siano regolari, regolarizzati o abusivi, dal momento che, in risposta a una mia interrogazione, è stato detto che non era stato possibile fare una verifica dei luoghi in quanto gli stessi apparivano di difficile accesso, ma che tuttavia era si era avviata un’indagine di polizia giudiziaria e che comunque ci si avvaleva delle aerofotogrammetrie. Non è ben chiaro quindi – aggiunge Spallitta – come sia stato redatto il Piano particolareggiato di via Trabucco nel 2011, essendo di difficile accesso e del resto, in riscontro a un’interrogazione, veniva risposto che non erano stati redatti verbali di sopralluogo. Infine la stessa Amministrazione, anche in seguito a numerose osservazioni contrarie al singolare Piano Trabucco, ammette che si tratti di una variante, prendendo atto delle costruzioni, confermando la necessità di adottare la VAS-VIA e dichiarando inoltre che l’attuale uso residenziale è incompatibile con la destinazione D2”.
“E tuttavia l’Amministrazione va avanti, – continua Spallitta – a mio avviso con un vero e proprio pasticcio burocratico, ipotizzando infatti lotti industriali dove già ci sono abitazioni e prevedendo investimenti per 2-3 milioni a servizio di un piano industriale fantasma in quanto, si ribadisce, solo pochi lotti sono oggi inedificati, ma la loro destinazione D2 contrasta ovviamente col tessuto urbano realizzato negli anni. Ritengo che il provvedimento debba essere ritirato in coerenza con l’impegno del Sindaco di bloccare nuovi centri commerciali e il consumo del territorio, valutando se assegnare a eventuali ditte aventi diritto aree che siano effettivamente industriali in relazione a edifici dismessi”
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