L’allarme violenza a Palermo continua a salire di tono e a creare tensione. Un allarme in parte legato alla criminalità in crescita e in parte alla movida. Ma quello che preoccupa è la violenza immotivata alla quale si è assistito molte volte Si va dalle risse fino agli episodi più gravi che hanno portato alla morte di persone coinvolte. Ma per fronteggiare il fenomeno non basta l’impianto di repressione e dei controlli. Anche perché non c’è solo la movida ma esiste anche un importante allarme diffusione del crack legato direttamente o indirettamente a questi fatti e che si rischia di dimenticare. Il Comune deve mettere in campo altri strumenti.
Ne abbiamo parlato con Rosi Pennino, assessore comunale ai servizi sociali di Palermo, che certamente è una delle città più colpite da questo fenomeno che è comunque nazionale.
Assessore come può intervenire il Comune?
“A Palermo stiamo assistendo ad un fenomeno che riguarda la condizione adolescenziale, giovanile e non solo, che non si può non inquadrare in una crisi profonda che riguarda lo stato di salute mentale. Le cronache dimostrano, che purtroppo gli eventi tragici a cui assistiamo si riconoscono e si incorniciano nella fragilità di natura psichica; perché vittime di dipendenze o storie di fragilità che non riguardano solo Palermo ma tutto il territorio nazionale. A Palermo non esiste una fotografia per cui noi stiamo peggio degli altri, c’è una fotografia che va guardata su scala nazionale con lo stato di salute generale e complessivo dei cittadini. Stato di salute che, come sappiamo, è stato generato anche dalla pandemia e da tutti i servizi a sostegno che sono venuti meno”.
E come si affronta questa condizione?
“Nella nostra città stiamo affrontando tutto questo con azioni mirate, quali quelle della prevenzione e contrasto al crack, attraverso prese in carico importanti e con personale dedicato, ma non possiamo fermarci a guardare alla condizione giovanile, solo collegata alle dipendenze. Le fragilità sono molteplici e riguardano lo stato di salute mentale di questa generazione e non solo, pensiamo al bullismo, al cyberbullismo, a tutto quello che riguarda i giovani e la scuola”.
Serve una riforma
“Occorre senza più esitare in questo periodo storico intervenire prontamente su un asse di servizio che andrebbe rivista per intero: una seria riforma in Italia che riscriva in chiave moderna la salute mentale. Una riforma solida ed attuale della salute mentale, che prenda atto per prima cosa dei numeri esigui in cui è ridotta, in termini di personale, la pianta organica dei servizi dedicati alla salute mentale, allo stremo su tutto il territorio nazionale.
Riforma in due punti
Un riforma che focalizzi due aspetti fondamentali. Il primo riguarda l’aspetto universitario: noi non abbiamo più figure che dall’università escono orientate in questa direzione. Sono pochissimi gli psichiatri, sono pochissimi i neuropsichiatri e gli psicologi specializzati ed utilizzabili all’interno dei servizi sanitari.
Il secondo aspetto riguarda il funzionamento della salute mentale che deve essere ripensato in chiave moderna ed alla luce della nuova fotografia e delle condizioni attuali delle fragilità che ci ritroviamo innanzi. Insomma c’è bisogno di rilanciare in Italia una riforma generale e complessiva che restituisca ai servizi di salute mentale centralità ed forte ruolo di prossimità articolato sui territori.
Iniziare dalla Sicilia che può essere precursore
“In Sicilia possiamo partire ed essere precursori ed innovatori rispetto al tema, mettendo a sistema una seria e moderna legge che integri i servizi sociosanitari a tutti i livelli. Un modello integrato i servizi socio-assistenziali che metta veramente insieme sanità e sociale e dia finalmente vita al sociosanitario”.
“I servizi e le azioni di risposta alla salute mentale in Sicilia sono incardinate in un modello pasticciato, mal distribuito, vecchio, basti pensare che in questo momento gli enti locali si trovano ad avere in capo la responsabilità del ricovero in comunità dei soggetti con disagio psichico. Le risorse che l’ente locale ha, che sono di natura socio-assistenziale e non sanitaria, portano queste persone ad essere messe in sicurezza in strutture in cui, però, non esistono nemmeno le figure paramediche, perché i fondi a disposizione degli enti locali impediscono il pagamento di spesa sanitaria”.
Riordinare le competenze regionali
“E’ necessario riordinare le competenze improprie ad oggi allocate all’Assessorato Regionale alla famiglia riportandole ad un funzionamento sociosanitario che veda la sanità avere un ruolo. Ho più volte ed in più contesti sottolineando l’urgenza, rappresentato questa necessità alla Regione, sono stata ascoltata e ne è stata compresa la gravità, ma occorre agire in fretta”.
Dare vita ad una commissione all’Ars
“Concretamente occorre dare vita ad una commissione specifica all’Ars, che veda coinvolti medici, profili di alta levatura sanitaria, sociale ed enti locali per costruire e dare vita ad una legge quadro sociosanitaria moderna, reale che armonizzi i servizi e metta ordine sulle vere competenze declinando in modo chiaro ed inequivocabile ‘chi fa cosa’ mettendo a sistema risorse e funzioni”.
“Questa riforma andrebbe inoltre a creare un’azione di risparmio economico estremamente significativa sia per la sanità che per il settore sociale”.
L’appello dell’assessore di Palermo
“Il mio appello forte è deciso, alla luce dell’esperienza che a Palermo sto mettendo in campo, resta questo:
Roma faccia una riforma moderna della salute mentale. In Sicilia serve una vera riforma Sociosanitaria. Non è più tempo di attendere, occorre prendere atto che viviamo in un momento storico profondamente attraversato dal malessere generale e diffuso che riguarda la condizione della salute mentale di tutti”.
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