Urne chiuse alle 23, inizia la lunga notte dello spoglio elettorale. Si tratta di rinnovare 1004 amministrazioni in tutta Italia, 128 delle quali in Sicilia. Nell’Isola manca all’appello Castelvetrano nel Trapanese che doveva andare al voto ma è stato sciolto per mafia una settimana prima delle elezioni e dunque non potrà votare prima di 18 mesi per effetto del rischio condizionamento criminale.

Sono 9 milioni 172 mila gli elettori che sono stati chiamati alle urne nell’intero Paese. La Sicilia vanta il record di candidati. Complessivamente 8626 aspiranti ad una poltrona 402 dei quali sono candidati sindaco mentre 8224 sono i candidati consigliere in ben 546 liste. Una pletora di aspiranti e un proliferare di liste e movimenti che spesso nascondono simboli di partito ma alle volte sono vere e proprie liste civiche.

Se la legge sulla doppia preferenza di genere ha introdotto candidati donne nel 30% delle liste dei comuni medi e grandi, lo stesso non è accaduto fra i candidati sindaci solo l’11%, infatti, sono donne 46 su 402.

In Sicilia occhi puntati, oltre che sul capoluogo Palermo, anche su Trapani al centro di vicende giudiziarie che hanno coinvolto due dei candidati più quotati per la vittoria finale.

E’ la prima volta in Sicilia si vota con il nuovo sistema elettorale regionale per le amministrative in comuni di grandi dimensioni. Rilevante il fatto che la legge ha abbassato il quorum per l’elezione al primo turno. Diventerà sindaco senza ballottaggio il candidato che avrà ottenuto un voto in più rispetto al 40% delle preferenze e non più rispetto al 50% previsto nel 2012. Un test era stato fatto con una legge quasi uguale, poi riformata in pochi aspetti, fra cui quello importante del quorum, ma solo in comuni di piccola dimensione. Imprevedibile, dunque, l’andamento degli scrutini stessi e la comunicazione dei risultati

 

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