Ha lottato 20 anni per avere riconosciuto il ruolo di dirigente alla Regione Siciliana. A mettere la parola fine in una lunga battaglia i giudici d’appello del Cga presieduto da Fabio Taormina che ha accolto il ricorso dell’agrigentina Valentina Cammineci che avendo vinto il concorso per 70 posti di dirigente tecnico archeologo veniva nominato funzionario di categoria D con trattamento economico di settimo livello e non di ottavo.
Nel lontano 2000 Valentina Cammineci aveva partecipato al concorso pubblico. Nel 2004 era risultata vincitrice, Dal 2005 ha iniziato la lunga battaglia legale, assistita dall’avvocato Girolamo Rubino e Calogero Marino per avere riconosciuto il ruolo e il trattamento economico trai dirigenti di terza fascia. Prima si è rivolta al presidente della Regione.
Poi al Tar di Palermo che ha respinto il ricorso. Sulla vicenda è stata aperta anche una questione di legittimità con tanto di pronuncia della corte costituzionale. A febbraio di quest’anno i giudici della consulta hanno dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo. 9, comma 5, D. Lgs. n. 373/2003, norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione siciliana, per contrasto con gli articoli 3, principio di uguaglianza e 24, diritto di difesa, della Costituzione.
Il presidente della Regione nel ricorso straordinario non può discostarsi dal parere del consiglio di giustizia amministrativa. A seguito della sentenza della Consulta, il ricorso dell’impiegata regionale è stato accolto dai giudici e alla luce della decisione dovrà essere inquadrata quale dirigente nei ruoli dell’amministrazione regionale.
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