“C’è stata l’azione punitiva della mafia che colpisce i suoi nemici. Ma dietro le stragi c’è stato evidentemente qualcosa di più, la volontà di prevenire e evitare che Falcone e Borsellino andassero avanti contro il sistema di potere, qualcosa di eversivo per fermare il cambiamento e mantenere quel sistema”.

Lo ha detto il Presidente del Senato, Pietro Grasso promuovendo il suo libro “Storie di sangue, amici e fantasmi, ricordi di mafia”, a “Che tempo che fa” su Rai3.

“Sono contro la retorica dell’eroe. Falcone e Borsellino non erano supereroi con i superpoteri, ma persone normali, cittadini esemplari che dobbiamo tutti imitare. La mafia – ha continuato Grasso – è una cosa umana, che ha quindi un inizio e una fine. E io sono certo che avrà una fine, una cosa alla quale crediamo tutti”.

Saranno 48 ore e più di ricordi, manifestazioni e interenti quelle che sono iniziate. Domani ricorre, infatti, il 25esimo anniversario di quela strage che segnò un’epoca. Un quarto di secolo trascorso fra alti e bassi. In atteda della manifestazioni di domani che saranno ‘tradizionali’ ovvero inizieranno con le navid ella legalità, continueranno con gli interventi in Aula Bunker e culmineranno nel pomeriggio in cortei e manifestazione in via Notarbartolo sotto,l’albero Falcone, le dichiarazioni, gli interventi e le manifestazioni collaterali si moltiplicano.

Se Grasso si lascia andare al suo pensiero, di rilievo è la scelta del Csm di desecretare, finalmente, gli atti degli anni del palazzaccio dei veleni. “Il nemico di Falcone era la mafia – dice il vice Presidente Legnini -per ciò che aveva fatto nel maxi processo e il Csm non ebbe la forza e il coraggio – anche, in parte, in virtù di regole che oggi non ci sono più – di dare quella risposta a cui si riferiva Ayala”.

 Tra Falcone e il Csm “non ci fu sufficiente comprensione. Ebbe spesso rapporti difficili e conflittuali. Perché il rapporto tra un magistrato che eccelle, che si distingue, che viene percepito dall’opinione pubblica come un mito, un simbolo e il resto della magistratura – ha osservato Legnini – è sempre stato un rapporto molto difficile e complesso e lo è ancora”.

Legnini ha poi parlatod ella desecretazione durante il faccia a facia con Gianni Minoli per La7 “Basta nebbia, è una decisione di trasparenza che si colloca nel solco di una scelta consiliare recente, quella di rendere leggibili gli atti non espressamente coperti dal segreto, perché le decisioni del Consiglio superiore della magistratura pesano su magistrati, sulla giustizia, sulla storia del Paese e sui suoi cittadini”.

Nei documenti desecretati “ci sono resoconti della votazione e l’intero dibattito che accompagnò quella drammatica seduta consiliare. Ciascun cittadino da domani – ha detto Legnini – potrà leggere e verificare chi espresse votazioni a favore o contro”.

“L’atto di trasparenza implica che ognuno si assuma la propria responsabilità” ha quindi risposto a Minoli, che gli chiedeva se il Csm abbia consegnato Falcone alla mafia. Ci furono “contestazioni gravi e pesanti sul lavoro del pool della Procura di Palermo”, “abbiamo pubblicato l’audizione durata un’intera mattinata, sofferta, e Falcone fu costretto a doversi difendere pur avendo fatto il suo dovere”. Legnini ha parlato di “pagine straordinarie dove si può leggere la grandezza di questo magistrato: le sue idee, i suoi progetti e strategie investigative per la lotta alla mafia”.

Intanto a Palermo anche il Procuratore Francesco Lo Voi ha voluto ricordare ma  prendendo le distanze dai tanti ‘imitatori’ di Falcone e Borsellino “Imitatori di Falcone e Borsellino ce n’erano, e soprattutto ce ne saranno successivamente a loro; ma come spesso succede con gli imitatori, a volte qualcuno di questi ha suscitato un po’ di ilarità e l’imitazione non è mai riuscita. Pur conoscendo centinaia di colleghi bravissimi, da magistrato devo purtroppo riconoscere che non ce ne sono stati altri magistrati come loro”.

“Falcone aveva ottimi rapporti con i giornalisti, però notizie non ne uscivano”, ha aggiunto. E sul metodo Falcone: “Non andare a caccia di prove dopo aver arrestato qualcuno, ma avere le prove prima per evitare di far inutilmente male a un innocente e far perdere tempo al sistema”.

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