29 giugno 1993, nessuno dell’ambiente ecclesiastico ed istituzionale comprese che la notte
di fuoco rappresentava il presagio ad un evento ancor più tragico che avrebbe avuto il suo
epilogo il 15 settembre del 1993?

Bruciano le porte nella notte di San Pietro di tre famiglie che fanno parte del Comitato
Intercondominiale, un organismo cittadino preesistente a padre Puglisi, molto attivo già
dalla fine del 1989 per il riscatto sociale e civile del quartiere Brancaccio, fortemente
condizionato dal potere mafioso e decisamente impregnato di cultura mafiosa.

Mandamento dominato dal clan Graviano, un nome che al solo sentirlo pronunciare mette terrore a
tantissimi. Eppure c’è qualcosa che ha messo paura alla mafia: è un sodalizio formato da
questi semplici abitanti del luogo (Comitato Intercondominiale) e da un semplice parroco di
borgata giunto nella parrocchia di San Gaetano nei primi giorni di ottobre del 1990.

Una collaborazione intensa, continua che spinge molti a credere che impegnandosi si possono
cambiare le coscienze e realizzare le strutture necessarie nel territorio.

Un prete che non si limita ad amministrare i sacramenti, ma va oltre l’ombra del campanile per andare incontro ai bisogni della gente insieme ai cittadini del Comitato Intercondominiale. Un’operazione di cittadinanza attiva che assume un rilievo culturale notevole alimentando quei valori per i quali avevano dato la vita, fino a quel momento, i tanti che con grande forza di spirito erano stati capaci di contrastare concretamente la mafia.

Bruciano nella notte le porte quel 29 giugno del 1993 ma non bruciano le storie delle
famiglie del Comitato Intercondominiale dallo spirito forte che oltre alle gioie hanno
condiviso con il loro parroco momenti difficili, sofferenze e pianto per un impegno che li ha
portati in molte occasioni ad incontrare le figure istituzionali locali alle quali è state più
volte chiesto di realizzare le strutture per la crescita del territorio, per affermare i valori
sociali, civili e religiosi per il riscatto delle coscienze.

Una condivisione che dava molto fastidio ai maggiorenti del luogo, portata avanti con perfetta sintonia partita dal basso, non disposta ai compromessi e proprio per questi motivi molti, anche ai più alti livelli istituzionali e religiosi, hanno avuto ed ancora oggi hanno l’interesse di relegare nell’oblio questa comunità d’intenti.

I processi giudiziari non dimenticano che c’è stata una partecipazione attiva e fraterna fra
Chiesa locale e il gruppo di abitanti di Brancaccio (Comitato Intercondominiale) che sulla
propria pelle vivevano i gravi guasti sociali del territorio. Salvatore Grigoli, l’assassino del
parroco catturato quattro anni dopo e dichiaratosi qualche ora dopo l’arresto pentito e che in
carcere c’è stato soltanto due anni e quattro mesi, nonostante 46 omicidi, ha dichiarato:
“erano la stessa linea” riferendosi al parroco e ai cittadini; “volevamo che andassero via da
Brancaccio”.

Bruciano nella notte le porte quel 29 giugno del 1993 ma come non comprendere che questa
data è il triste preludio dell’assassinio di un prete mite compiuto due mesi e mezzo dopo,
visto che l’impegno sociale continuava andare avanti sempre con maggiore fermezza e
decisione. Entrambi i crimini portano, infatti, gli stessi nomi dei mandanti (fratelli
Graviano) e degli esecutori (Gaspare Spatuzza, Salvatore Grigoli ed altri)
“Tu hai moglie e figli io non ho moglie e figli, quindi d’ora in avanti lascia che sia io ad
espormi” dice il parroco al suo amico del Comitato Intercondominiale. Padre Puglisi ha
compreso il triste presagio ed è pronto a donare la sua vita per salvare quella dei suoi ormai
fraterni amici, il novello padre Kolbe.

Una data, quella di S. Pietro 1993, che non può cadere nell’oblio perché è il preludio ad un
atto d’AMORE che raggiunge le più alte vette grazie ad un’amicizia che per circa tre anni si
era andata rinsaldando sempre più, quella tra padre Puglisi e il Comitato Intercondominiale,
nel nome di un impegno sociale e religioso volto al riscatto del quartiere Brancaccio dove la
mafia aveva un forte controllo del territorio. Dentro di noi ardeva un fuoco grande che non
ci faceva sentire la paura e accanto avevamo Lui, padre Puglisi.

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