Raizes Teatro è un compagnia teatrale internazionale che promuove i diritti umani attraverso le arti e il teatro. La sua matrice internazionale è determinata dagli obiettivi e dalle partnerships europee e americane che la compagnia vanta al momento e con cui svilupperà il programma artistico su diritti e libertà chiamato “Human Freedom 2021”, dalle collaborazioni con pedagoghi quali Mamadou Dioume e Maria Shmaevich ma indubbiamente anche dai attori.

Le storie di alcuni fra i membri del gruppo sono incredibili, intrise di tenacia e di buona volontà, di duro lavoro, di scommesse vinte e perse, di sogni infranti e altri realizzati. Due, in particolare, si intrecciano fra loro e fanno luce, da diverse prospettive, sul fenomeno delle migrazioni e delle relazioni tra Africa ed Europa: sono le storie di Patrick Andrade Mendes e Lamin Drammeh, attori e promotori di Raizes Teatro.

Patrick Andrade Mendes nasce a Capo Verde nell’isola di Santo Antão il 28 ottobre 1994, precisamente nel paesino di Ponta do Sol. Ad appena sei mesi emigra con sua madre in Europa per problemi economici e lì si stabilisce. Così Patrick trascorre i primi sei anni di vita con la nonna con gli zii e con i cugini. Arriva a Palermo all’età di sette anni in compagnia della sorella che ne ha undici. Il primo anno in Italia trascorre tutte l’estate ad imparare l’italiano. “Volevo sentirmi preparato per l’inizio della scuola – dice l’attore icona di Raizes Teatro -. Ho fatto tutti i percorsi di studio in Italia: elementari, medie, liceo e infine mi sono iscritto alla Facoltà di Scienze politiche di Palermo. Sono entrato nel mondo del teatro tre anni fa dopo aver assistito ad uno spettacolo diretto da Alessandro Ienzi, con il quale ho iniziato da subito a recitare nella compagnia Raizes Teatro.”

Patrick è in tutti gli spettacoli della compagnia, lavora sodo seguendo anche diversi laboratori con Mamadou Dioume, del Bouffes du Nord di Parigi, Maria Shmaevich, del GITIS di Mosca, e con Valia La Rocca. Il suo talento è evidente, gli scappa di mano, e così si ritaglia uno spazio importante, la sua foto mentre danza nella Giornata Mondiale per il Clima, davanti al Teatro Massimo, fa il giro del mondo. “Sono felice di aver realizzato questo progetto di cui sono fautore e promotore – aggiunge -, è necessario mettersi a lavoro, progettare e programmare anche se non tutto va sempre per il verso giusto. Per noi immigrati di seconda generazione non tutto è semplice, ma credere nei propri sogni e nelle proprie qualità rende liberi.”

Lamin Drammeh ha tutt’altro vissuto: è nato in Gambia nel 1999 nella città di Basse, arriva in Italia all’età di quindici anni. Sbarca a Palermo, vuole fare il musicista e l’attore, oggi è uno dei volti noti di Raizes Teatro, protagonista ne l’Ultima Era. “Sono partito da solo, ho viaggiato per il Senegal, il Mali, il Niger, ho attraversato il deserto, poi sono stato imprigionato in Libia per tre mesi. Ho dovuto comprare la mia libertà. Ho attraversato il Mediterraneo, sbarcando a Palermo al terzo tentativo; la prima volta mi hanno catturato e riportato in Libia, la seconda volta la barca è collassata – racconta Drammeh, il cui talento ha suscitato molto interesse – ma adesso eccomi qui. L’avventura internazionale che abbiamo appena cominciato è una grande opportunità, vogliamo diventare ambasciatori di arte e di diritti umani in tutto il mondo, e lavoreremo sodo per farlo.”

Gli attori professionisti di Raizes non si fermano, lavorano duramente nonostante la pandemia che ha di fatto bloccato le rappresentazioni col pubblico ma sono la prova vivente di un nuovo modello culturale. Dimostrano, soprattutto, che anche dall’Africa e da Palermo partono grandi storie, una forma di teatro e di cultura nuova che balza dal Sud del mondo ai grandi palchi.