Scoppia la protesta contro la decisione di abolire la pausa gratuita di parcheggio nelle zone blu all’ora di pranzo non va giù.

Viene osteggiata da presidenti di circoscrizione, esponenti politici, movimenti civici e associazioni dei consumatori.

Non piace quello che viene percepito come un allungare le mani in tasca ai cittadini da parte dell’Amat alla ricerca degli spiccioli. Si cerca di fermare, insomma, l’obbligo di pagare anche dalle 14 alle 16, l’ora della siesta, del dolce far niente, del tempo sospeso tra fame, fiacca e desiderio di oblio.

L’assessore alla mobilità, Giusto Catania ha annunciato alla società di trasporti, nel corso dell’assemblea dei soci, che i suoi uffici stanno lavorando all’ordinanza che ricalibra le distribuzione oraria delle tariffe: sempre a pagamento un euro all’ora dalle 8 alle 20. Bisognerà dunque attendere la preparazione della nuova segnaletica da piazzare davanti alle aree degli oltre 13 mila stalli denominate da P1 sino a P19 e poi entreranno in vigore definitivamente le nuove tariffe.

L’assessore Catania, rispetto alle prese di distanze rimane perplesso. «Questa cosa – spiega – mi è stata presentata come un atto politico trasversale. Su cui c’era una convergenza di intenti larga. Addirittura l’unanimità».

Ma andando a verificare gli atti della seduta del 17 luglio, quella in cui è stato votato il tanto discusso ordine del giorno il cui proponente è stato Mimmo Russo del gruppo misto, si scopre che unanimità non c’è stata. Su 29 presenti in aula i favorevoli sono stati 18, mentre undici si sono astenuti (Amella, Bertolino, Cancilla, Caracausi, Dario e Valentina Chinnici, Di Pisa, Evola, Gelarda, Lo Monaco e Salvatore Orlando). E da qui comincia a prendere corpo una trama di prese di distanza e ripensamenti che lascia pensare come l’esposizione rischi di incrociare il dispetto popolare diffuso per il pagamento del parcheggio.

«Si tratta di un provvedimento per fare cassa, nient’altro che cassa – ritiene Lillo Vizzini di Federconsumatori Palermo -. Abolire la fascia oraria gratuita sarebbe una ulteriore gravissima vessazione nei confronti dei cittadini. Non credo che imporre il pagamento anche per la pausa pranzo possa incidere più di tanto nelle entrate o nella risoluzione della cronica assenza di parcheggi in città. In compenso allargherebbe a dismisura la distanza tra cittadini e amministratori».

Mentre Marcello Susinno, consigliere di Sinistra Comune, la spiega così: «Le due ore di posteggio gratuito. Spiega – fu un provvedimento inspiegabilmente istituito che di fatto ha creato per anni una palese discriminazione tra attività commerciali merceologicamente differenti. Infatti – ragiona – non si capisce perché ad esempio i i clienti dei negozi di abbigliamento che fra le 14 e le 16 chiudono non possano fruire di questa fascia di esenzione di cui invece godono pienamente i ristoratori».

Dalla VII Circoscrizione si fornisce invece una genesi differente. «I 120 minuti di sosta gratuita risalgono ai tempi della prima amministrazione Cammarata di centrodestra. A proporla fu Emilio Arcuri, allora consigliere comunale di opposizione, per venire incontro alle esigenze dei lavoratori. Spiace constatare che, a distanza di anni, l’amministrazione Orlando e il Consiglio comunale di centrosinistra stiano facendo passi indietro su questo fronte, attuando politiche di destra a danno dei cittadini».

Giusto Catania, però, taglia corto. Da amministratore che deve tenere conto anche della sopravvivenza delle aziende comunali, non nega che anche lui sia favorevole alla misura che si appresta a firmare. Al di là del dato politico di Sala delle Lapidi, dove solo 18 hanno votato sì all’ordine del giorno, obiettivamente non è frequentissimo che gli ordini del giorno (che solitamente non impegnano nessuno e valgono meno di una raccomandazione) vengano sostenuti e incassati dall’amministrazione.

Il punto è che, come spiega Catania, la creazione di una fascia unica «rientra fra le misure del piano di risanamento dell’Amat. Del resto – conclude il titolare della Mobilità – dalle esperienze che ho viaggiando in giro per l’Italia mi sembra che la fascia gratuita sia un’anomalia tutta palermitana che non aveva più ragione di esistere».