Il Paese non riparte il 4 maggio e l’allentamento delle misure in realtà non c’è. Al contrario a fronte della riapertura di qualche azienda le misure vengono rafforzate. Vince il partito delle chiusure, il partito del Nord contro il Sud visto che , in nome di una falsa unità d’Italia, non si permette a chi è vicino a contagio zero di far ripartire le proprie aziende e dunque non si permette al Sud di recuperare qualcosa rispetto a dun Nord che non potrebbe, invece, permettersi neanche queste riaperture. Nella  fase 2, quella di convivenza con il virus, così come è stata annunciata ieri sera dal Presidente del Consiglio, le misure si allenteranno un po’ alla volta in realtà sono molto più lente della peggiore delle ipotesi prevista fino ad ora, quasi non esistono.

Le novità, fondamentalmente, sono due: obbligo di mascherine “nei luoghi confinati aperti al pubblico inclusi i mezzi di trasporto e comunque in tutte le occasioni in cui non sia possibile garantire continuativamente il mantenimento della distanza di sicurezza” con l’eccezione per “i bambini al di sotto dei sei anni, nonché i soggetti con forme di disabilità non compatibili con l’uso continuativo della mascherina ovvero i soggetti che interagiscono con i predetti” e la sospensione di tutti i servizi di crociera delle navi battenti bandiera italiana.

Di fatto da oggi nessuna anticipazione di riaperture. Si comincia dal 4 maggio, non prima, e poi si continuerà un poco alla volta. Ma davvero poco.

Eccole le misure, restrittive, previste da lunedì prossimo in attesa di vedere pubblicato il decreto che fino ad oggi è solo una bozza e una serie di annunci.

Resta il distanziamento sociale “Se non rispettiamo le precauzioni la curva risalirà, aumenteranno i morti e avremmo danni irreversibili per la nostra economia. Se ami l’Italia mantieni le distanze” dice il Premier

Per venire incontro agli italiani che dovranno usare tutti le mascherine il prezzo viene bloccato, costeranno circa 50 centesimi ciascuna, prezzo calmierato per quelle chirurgiche e su questi dispositivi il governo toglierà l’Iva.

Ma le misure decise difficilmente potranno essere digerite dagli italiani che non ce la fanno più. Tutta la prima parte della conferenza stampa è un continuo spot su quanto il governo abbia fatto bene fino ad ora prima di arrivare alle notizie che gli italiani attendono e che non sono buone, per nulla.

Il piano inizia il 4 maggio e si rivaluta ogni due 2 settimane. Dal 4 maggio riaprono solo costruzioni, manifattura e commercio all’ingrosso per questi due settori

Resta vietato viaggiare da una Regione all’altra, sarà possibile solo per comprovate urgenze, motivi di salute o per rientrare a casa.

Resta l’autocertificazione per spostarsi anche all’interno della Regione fra un comune e l’altro ma anche all’interno del medesimo comune anche se sono molte di più le possibilità di movimento giustificative viste le attività aperte e funzionanti.

Sì alle visite ai parenti ma solo urgenti e controllate, no alle riunioni familiari. Il nuovo decreto entra anche nelle case private per vietare gli assembramenti, le feste, gli incontri. Un provvedimento, quest’ultimo, palesemente incostituzionale

Si alla riapertura di parchi e  giardini pubblici ma i sindaci potranno tenerli chiusi se non potranno assicurare il controllo sul distanziamento sociale.

Sì allo sport anche allontanandosi da casa ma sempre con distanziamento sociale e ripartono gli allenamenti degli atleti professionisti e non ma a porte chiuse e sempre senza assembramenti con una distanza interpersonale di almeno due metri.

Sì ai funerali ma con un massimo di 15 parenti e con distanziamento sociale fra loro, possibilmente all’aperto. No a matrimoni e funzioni religiose o messe

Bar e ristoranti potranno solo preparare cibo da asporto, non si potrà consumare in loco. Si entrerà uno alla volta per ritirare per poi consumare a casa, in ufficio e così via

Il 18 maggio riapriranno i negozi ma anche musei, mostre e biblioteche.

Il 1 giugno riapriranno anche con consumazione in loco Bar, ristorazione, barbieri, parrucchieri, centri estetici e centri massaggi

Nelle due settimane successive al 4 maggio si verificherà l’andamento del contagio e il rispetto delle misure di distanziamento sociale e il rispetto delle misure all’interno dei luoghi di lavoro. A tre giorni dall’adozione del decreto saranno indicate le soglie sentinella superate le quali si tornerà indietro rispetto alle riaperture

Tutte queste misure annunciate dal Premier, però, dovranno essere messe nero su bianco e venir confermate da un decreto e siamo abituati a veder cambiare le carte in tavola dalla sera alla mattina, dall’annuncio al decreto

E immediatamente scattano le proteste. La prima è autorevole e viene dai Vescovi italiani che “non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale”.

Nel corso di un’interlocuzione continua e disponibile tra la Segreteria Generale della Cei, il Ministero dell’interno e la stessa Presidenza del Consiglio “la Chiesa ha accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all’emergenza sanitaria” e “più volte si è sottolineato in maniera esplicita che – nel momento in cui vengano ridotte le limitazioni assunte per far fronte alla pandemia – la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale”.

“Ora – precisa la nota -, dopo queste settimane di negoziato che hanno visto la Cei presentare Orientamenti e Protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie, il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo. Alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità – dare indicazioni precise di carattere sanitario – e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia”.

E’ solo l’inizio di quella che si preannuncia come una prevedibile e inevitabile azione di protesta civile che adesso seguirà da parte di tutte le categorie sociali e professionali di un Paese messo in ginocchio

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