A Palermo ultimamente si è registrato un aumento di uso di crack. Questa piaga, da cui ne trae profitto soprattutto Cosa Nostra, colpisce maggiormente i giovani che, logorati e consumati, perdono affetti, denaro e, sempre più spesso anche la vita. Questa droga è in grado di condurre un giovane alla rovina attraverso un circolo vizioso da cui è estremamente difficile uscire. Il 7 ottobre 2024 è stata approvata dal parlamento siciliano una legge per contrastare la tossicodipendenza che non colpisce solo la nostra città ma l’intera Sicilia.
Uno dei punti del provvedimento prevede di divulgare ed informare le generazioni dei giovani a partire dalle scuole. Ma quale è lo scenario? I giovani si sentono effettivamente coinvolti? Siamo andati a caccia di risposte, coinvolgendo ragazzi palermitani, che ci hanno fornito la loro percezione che hanno del fenomeno. Le esperienze raccolte si possono ragruppare in tre categorie. Partiamo dagli “estremamente informati” (ovvero a conoscenza dell’argomento e interessati).
Una diciassettenne dal nome di fantasia Chiara, ci ha raccontato: “Per fortuna non ne sono mai stata a contatto, ma a scuola la nostra professoressa d’italiano ci ha fatto guardare qualche documentario a riguardo, e in tutta franchezza, è stata un’esperienza che mi ha fatto riflettere. Io prima di questa sorta di lezione non sapevo manco che a Palermo ci fosse tutto questo crack”. Poi abbiamo gli “informati discretamente” (ovvero a conoscenza dell’argomento ma mai trovato interesse).
Roberto, 16 anni: “Ero già a conoscenza di questo argomento e recentemente sono stato testimone di una terribile realtà, avendo visto un ragazzo accasciato per terra nel centro di Palermo, per abuso di spupefacenti”. E, infine, ci sono i “non informati”,(coloro che non conoscono il dramma o comunque non si sono mai interessati).
Per questa categoria, abbiasmo parlato con Tiziana, 15 anni: “Sinceramente non ne avevo idea, è un argomento di cui non mi ero mai interessata e posso dire che non ci ho mai avuto a che fare personalmente, quindi non so che dirti”. Il dato più ingente appartiene all’ultima categoria, il 63% delle persone non è a conoscenza del problema; il 27% sono gli “estremamente informati” e il 9% gli “informati discretamente”. La percezione generale che viene fuori da questo nostro lavoro non è certamente rassicurante. Questi dati dimostrano come l’informazione e la divulgazione degli scorsi anni siano state troppo scarne e sommarie.
Una società in cui non sono presenti interventi di questo tipo da parte delle istituzioni e organizzazioni specifiche è una che, per scelta o non, ignora il problema e non si immola in prima persona nella lotta contro la problematica, svolgendo il ruolo di soggetto passivo e non facendo altro che contribuire a favore della diffusione della piaga. Infatti, quel 63% di giovani che non è a conoscenza del tema, se posto innanzi alla questione (sia direttamente che indirettamente) si troverà più esposto al pericolo, risultando inevitabilmente più vulnerabile.
La legge dunque è un chiaro segno di presa di coscienza da parte della comunità e delle istituzioni regionali, che con un evidente sforzo, stanno tentando di risolvere la situazione, o quantomeno di arginarla.
Articolo scritto da Niccolò Federico Brucci, Dario Bonardi, Garitta Federica Lanzarone, Bianca Romeres
Luogo: Liceo Meli Palermo
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