Diciotto migranti dispersi in mare, un bambino che scompare tra le onde perchè il salvagente è troppo grande per lui e lo ‘scafista’ del gommone fermato dalla polizia.

E’ la cronaca dell’ennenesimo sbarco sulle coste siciliane: a Pozzallo. Secondo i testimoni è un senegalese di 20 anni ad avere condotto l’imbarcazione partita dalle coste libiche. 

Gli agenti della Squadra Mobile di Ragusa dopo l’arrivo al Porto di 117 migranti, a bordo della nave Phoenix della Croce Rossa, hanno avviato le indagini per la morte, come conseguenza del delitto di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, di circa 18 migranti caduti in mare durante la traversata.

Tra i testimoni è stata ascoltata anche la madre del bambino di 3 anni scomparso tra le onde, caduto in acqua con un giubbotto salvagente troppo grande per lui. I migranti sopravvissuti hanno raccontato che mentre tutti si aiutavano tra loro nel tentativo di non cadere in mare quando un tubolare del gommone si e’ afflosciato, lo scafista ha invece preso un bidone di plastica per usarlo come galleggiante e si e’ gettato in acqua in attesa dei soccorsi.

Dalle testimonianze raccolte e’ emerso che nonostante le pessime condizioni del mare i libici avevano ordinato la partenza con i migranti che dal capannone si sono spostati in spiaggia, dove c’era il gommone e lo scafista.

Dopo alcune ore, per le pessime condizioni meteo, il gommone, con i migranti ‘stipati’, ha imbarcato acqua e si e’ afflosciato uno dei tubolari. Una parte dei ‘passeggeri’ e’ caduta in acqua, mentre su altri si rovesciava della benzina.

I migranti uomini si sono spogliati perche’ il carburante stava bruciando loro la pelle, mentre le donne, per non denudarsi, si sono ustionate.

La polizia nell’ascoltare i testimoni si e’ fatta assistere da una psicologa, considerato il forte stress emotivo dei superstiti.

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