NEL RAGUSANO

Bonus facciate, tra Sicilia e Campania maxitruffa da 115 milioni, sette gli indagati

Sequestro preventivo di 115 milioni di euro e sette indagati: sono gli impressionanti numeri dell’operazione “Credit washing” su falsi crediti di imposta per bonus facciate e ristrutturazioni, portata a termine dalle Fiamme gialle di Modica e Ragusa su delega della Procura iblea.

L’operazione “Credit Wash”

Un casertano è finito in carcere e un modicano è agli arresti domiciliari, mentre sono stati sequestrati, oltre a 250mila euro di quote di 9 società, 24 autovetture, 2 moto, 2 unità immobiliari, il blocco dei conti correnti di 5 (su 7) indagati e il blocco dei crediti sul portale della «piattaforma di cessione crediti» della Agenzia delle Entrate per 24 imprese (6 di Caserta, 5 di Napoli, 4 di Roma, 2 di Salerno e Lecce, una a L’Aquila, Bologna, Ferrara, Frosinone e Milano) e 33 persone (14 di Caserta, 9 di Napoli, 4 di Potenza, 2 de L’Aquila e uno di Cuneo, Frosinone, Roma e Salerno). I risultati delle indagini coordinate dal sostituto procuratore Monica Monego e condotte dalla Compagnia di Modica del capitano Francesco Sozzo, sono stati introdotti dal comandante provinciale della Guardia di Finanza di Ragusa, colonnello Walter Mela e dal procuratore capo di Ragusa Fabio D’Anna.

Le indagini

L’indagine ha preso in esame i dati estratti dalla piattaforma della cessione crediti della Agenzia delle Entrate, incrociati con documentazioni bancarie, sopralluoghi, e testimonianze. Due macro aree, se così possono essere definite: la prima a Roma con una società che farebbe capo a un imprenditore di Modica e che sulla carta – e solo sulla carta – si occupava della costruzione di edifici residenziali. Questa società aveva acquistato 3 milioni di crediti di imposta ma senza avere pagato alcun corrispettivo.

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Una parte dei crediti acquistati se li era fatti “liquidare” cedendoli a Poste Italiane. Ricostruito il tutto documentalmente, è stato operato un immediato sequestro da 354.000 euro fin dalla prima fase di indagine, per proteggere i fondi che, è bene ricordare, sono pubblici. Altra parte la svolgeva l’imprenditore campano attraverso una serie di società che facevano capo a lui e che attestavano – assieme ad altre società di imprenditori compiacenti – lavori di ristrutturazione edilizia inesistenti con i cosiddetti «sconti in fattura» per 43 milioni di crediti di imposta. Oltre a questo il «sistema campano» inviava comunicazioni al portale dell’Agenzia delle Entrate effettuate da presunti eredi di persone in vita e all’oscuro di tutto: un danno da 72 milioni di euro. Infine, l’autoriciclaggio: la cessione del credito che corrisponde alla detrazione maturata e che viene in questo caso monetizzata con proventi che, appunto, diventano autoriciclaggio per 57 milioni di euro.

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