Più di tremila prodotti falsificati, ‘made in China’, sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Vittoria che ha scoperto, tra le altre, cinque imprese importatrici.
Le indagini sono state avviate dopo la denuncia da parte del rappresentante legale di una società di Chiaramonte Gulfi titolare del marchio protetto da privativa industriale denominato ‘Arancinotto’: è lo stampo in materiale plastico per realizzare facilmente i tipici arancini siciliani in casa, simbolo gastronomico per eccellenza della Sicilia, ideato genialmente da una famiglia ragusana.
Fin dall’avvio della sua produzione, ha avuto un rapido successo e diffusione anche a livello internazionale. L’ampio boom commerciale di questo prodotto interamente “made in Italy”, tuttavia, è stato notevolmente danneggiato dall’“invasione” di copie dello stampo da cucina, presente soprattutto nei siti di e-commerce e nei mercati rionali e fiere.
Il marchio “Arancinotto”, infatti, risulta essere stato brevettato da una società ragusana con certificato di registrazione rilasciato nel 2014 dal Ministero dello Sviluppo Economico – Ufficio Italiano Brevetti e Marchi e valido all’interno dell’Unione Europea.
La commercializzazione del prodotto in assenza del brevetto o di un documento che ne attesti l’acquisto lecito dal titolare è un reato.
I militari della Compagnia di Vittoria sono riusciti a ricostruire la filiera del falso.
Nei centri commerciali, negozi all’ingrosso ed al dettaglio di prodotti casalinghi, mercati rionali settimanali, fiere, sagre, ovvero tramite il monitoraggio dei principali siti di e-commerce e social network (quali “eBay”, “subito.it” e “facebook”), è stata individuata una sempre più progressiva e vasta distribuzione e vendita, sia in ambito siciliano che nazionale, di diverse versioni e/o tipologie del prodotto contraffatto, sempre più in grado di trarre in inganno l’acquirente.
L’arancinotto (falso) veniva prodotto in Cina, presumibilmente su input di connazionali presenti sul territorio italiano.
Durante le indagini sono state denunciate complessivamente 127 persone per l’importazione/vendita degli articoli falsificati e segnalate circa un centinaio di imprese coinvolte, di cui almeno 5 acclarate come importatrici dalla Cina della citata merce, grazie alla documentazione fiscale riscontrata.
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