L’ordine delle 620mila mascherine è fortunatamente stato bloccato per tempo dal presidente della Federazione degli ordini dei medici, Filippo Anelli, che si è accorto che non si trattava di misure di protezione per uso ospedaliero, ma andavano bene per non respirare la polvere. Angelo Borrelli, vertice della Protezione Civile, si è giustificato dicendo che si è trattato di un errore logistico e sono frutto di donazione di un privato.

 

Chi lavora in prima linea, a contatto con i malati di Sars-Cov-2, ha più volte denunciato la mancanza dei materiali essenziali e se si fossero aggiunte delle protezioni inadeguate sarebbe stato un l’ennesimo dramma. Il commissario Arcuri ha annunciato un rifornimento con un nuovo stock di mascherine FFp2 entro la settimana, aggiungendo che “da oggi le forniture oggetto di donazioni verranno sottoposte ad un controllo a campione”.

 

Finora per le mascherine è stata autorizzata una spesa di 2, con 42 milioni di dispositivi distribuiti. Le industrie della filiera della moda e dell’igiene personale hanno convertito i loro programmi, iniziando a produrne anche loro. Ma secondo l’Istituto Superiore di Sanità, che su oltre ottocento richieste di autorizzazione finora ha potuto dare l’ok solo ad una quarantina di aziende in tutta Italia, “la gran maggioranza delle proposte non aveva i requisiti di standard richiesti”.

 

La Lombardia denuncia la troppa attesa per il rilascio della certificazione da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, che ne permette la distribuzione. L’assessore al Welfare Giulio Gallera arriva a parlare di settimane di ritardo: “Abbiamo imprenditori che hanno riconvertito le produzioni in dieci giorni, hanno fatto i test e oggi stanno già sfornando un milione di mascherine al giorno, che si stanno accatastando nei magazzini perché l’Iss sta attendendo di fare alcune verifiche. Questo è intollerabile”. Senza dimenticare, inoltre, che i prezzi dei dispositivi di protezione personale sono saliti in maniera proporzionale all’aumentare dell’espansione del virus.