Presi dalla preoccupazione degli effetti devastanti che la pandemia sta producendo a livello sanitario, economico e sociale, ignoriamo quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi a causa della crisi climatica. Se non si interviene tempestivamente, la fauna selvatica si estinguerà e gli ecosistemi naturali collasseranno.

 

Infatti, secondo quanto riportato dal Guardian, gli scienziati prevedono dei disastri improvvisi e non un declino graduale delle specie. I primi ad essere colpiti saranno gli ecosistemi oceanici, a causa del surriscaldamento dei mari. Entro il 2040 ci saranno devastazioni in Indonesia, Amazzonia, India, Australia settentrionale, Africa subsahariana e la foresta pluviale del Congo.

 

Gli scienziati hanno mappato i dati climatici a disposizione dal 1850 al 2005 per capire come le specie reagiscono ogni anno quando il loro habitat si surriscalda. Da ciò, è risultato che la maggior parte delle specie è in grado di affrontare il surriscaldamento globale, ma non a lungo e subendo gravi danni. A causa del cambiamento climatico, il 73% della specie e il 15% degli ecosistemi sono a rischio estinzione, serve dunque un’azione urgente per scongiurarle.

 

Mark Wright, direttore scientifico del WWF-UK, spiega: “Il mondo ora è concentrato ad affrontare l’emergenza sanitaria globale, ma dopo avremo bisogno di nuove e coraggiose iniziative per affrontare la crisi climatica. Ci sono prove sufficienti secondo cui per il cambiamento climatico rischiamo di perdere fino ad un milione di specie”. I governi mondiali si sono subito attivati per prendere le dovute misure sull’improvvisa pandemia, peccato non vedere lo stesso impegno per quanto riguarda la crisi climatica che porterà notevoli danni anche all’essere umano.