PALERMO (ITALPRESS) – Un grido di speranza si alza dalle vie del centro di Palermo: è quello dei tanti partecipanti alla Marcia per la pace, organizzata dall’Arcidiocesi per chiedere un intervento concreto che possa fermare i conflitti in Ucraina, in Palestina e in tutte le altre terre in cui si combatte. Un centinaio i partecipanti, che si sono ritrovati nei pressi del Teatro Massimo e hanno camminato per circa un’ora fino a raggiungere la chiesa di San Domenico, dove l’arcivescovo Corrado Lorefice (capofila della marcia) ha celebrato una liturgia incentrata sul tema della pace nel mondo.
“L’inizio del 2024 appare segnato da un incupimento profondo dello scenario planetario, attraversato da ulteriori venti di guerra – sottolinea Lorefice nel salutare i presenti prima della partenza del corteo -. L’umanità uscita dal tempo della crisi pandemica sembra non aver imparato la lezione del Covid: abbiamo già dimenticato che siamo tutti fragili, che solo l’essere uniti ci fa gustare il succo più autentico della vita. Sento per questo oggi l’urgenza di levare la mia voce, per dare voce al dolore che strazia uomini donne e bambini, al dolore di chi muore e di chi piange, al dolore delle tante madri che piangono la morte dei figli a motivo delle decisioni prese dai tanti Erode che si illudono di essere eterni, di essere padroni della vita”.
L’Arcivescovo di Palermo si sofferma poi sull’assurdità dei tanti conflitti fratricidi che sferzano il mondo e lasciano sul terreno tante vittime innocenti: “Chi cerca sulla terra la propria gloria, chi vuole far pesare sull’altro la propria presenza e la propria forza è a servizio del principe di questo mondo e perde di vista sia il senso della propria umanità sia il senso della propria fede, qualunque essa sia”. Tali conflitti sono da ricondurre, secondo Lorefice, a una “religione senza fede, trasformata in idolatria, che muove il delirio di onnipotenza e anima l’intelligenza di chi lavora per la propria gloria, innalzando muri e progettando devastanti strategie per annientare chi non è più riconosciuto come volto, come persona, come fratello. Marciamo insieme, stasera, per fare pace, per ricevere la pace che è il dono del Dio fatto bambino. Siamo qui per ricordarci dei bambini e di tutti quelli che come loro attendono un abbraccio, una carezza, un gesto di cura. E’ da loro che bisogna ripartire”.
A tale ripartenza si deve accompagnare, secondo Lorefice, l’isolamento religioso e morale di ogni logica bellica o ideologia di prevaricazione di un popolo su un altro: “Chi pensa che l’assurda guerra della Russia in Ucraina possa concludersi con vinti e vincitori, chi sostiene logiche di opposizione e di dominio, chi misura la forza di un popolo dal potenziale atomico di distruzione, chi ritiene che l’attacco ignobile ai civili inermi da parte di Hamas sia un passo utile e giustificato, chi sostiene che la via intrapresa da Israele, quella di una guerra senza quartiere che massacra donne e bambini inermi e sembra puntare all’estinzione stessa del popolo palestinese, abbia una qualche ragione storica e politica, chi ritiene di risolvere il fenomeno migratorio con la negazione della dignità umana, i lager e i respingimenti: ecco, tutti costoro sono fuori dalla logica di Dio perchè si sono posti fuori dalla logica dell’umano”. Il ruolo non solo della marcia palermitana, ma di tutti i cortei in nome della pace, è quello di “compiere gesti fattivi di distensione e fare pressione sulle autorità politiche, in primo luogo quelle dell’Europa, perchè si inverta la rotta, ci sia una sospensione dei combattimenti, la diplomazia animata da nuovi profeti di pace prevalga e la concordia regni nella Casa comune”.
Lorefice conclude il proprio appello rivolgendosi direttamente ai presenti: “Come cittadini europei, come cittadini italiani, sentiamo che sono questi i valori inscritti nel nostro Dna, quello in cui anche la nostra Costituzione ha inciso il ripudio della guerra, come ci ha ricordato pochi giorni fa, nel suo ispirato discorso di fine anno il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha indicato chiaramente nella pace non un sinonimo ma l’esatto contrario della neutralità, che rischia di diventare indifferenza. Al fratello Piersanti, testimone credibile di questi alti valori, vada oggi il nostro grato ricordo. Ecco, tutti noi qui stasera, siamo tutt’altro che neutrali: siamo impegnati, siamo schierati, siamo partigiani. Siamo i partigiani artigiani della pace, a difesa di quella Madre Terra che Francesco d’Assisi ci invitava a contemplare e abitare come casa comune e non come campo di battaglia”.

– foto xd8/Italpress –
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