- Una donna caduta in disgrazia ha perso la potestà dei figli
- E’ stata condannata nel 2017 a 4 anni per maltrattamenti
- E’ stata assolta dalla Corte di Appello
Una storia drammatica quella di una donna di 35 anni, originaria della Puglia ma residente da anni a Pachino, nel Siracusano, a cui, nel 2011, è caduto il mondo addosso.
La caduta in povertà
Su di lei si è abbattuta una catena di eventi traumatici, iniziati con la separazione dal marito, con il quale viveva a Palermo, e proseguiti con la riduzione in condizione di povertà insieme ai tre figli, che decise poi di affidare ad un istituto di carità, temendo di non poter provvedere a sfamarli.
La perdita dei figli
Del resto, non avendo un impiego e nessuno su cui contare, il rischio di non dargli manco un tozzo di pane era assai concreto ma la sua vicenda è finita nelle aule del Tribunale dei minori che, in un colpo solo, ha tolto la potestà genitoriale alla donna, disponendo, al tempo stesso, l’adottabilità dei figli.
Indagata e processata
Come se non bastasse, è stato aperto pure un procedimento nei confronti della madre, indagata dalla Procura per “maltrattamento in famiglia per avere costretto i figli a vivere in precarie condizioni igienico-sanitarie, in condizioni di promiscuità, costringendoli al nomadismo con l’aggravante di averli percossi in reiterate occasioni”.
La condanna per maltrattamenti
Nel 2017, la donna è stata condannata dalla Seconda sezione penale del Tribunale di Palermo alla pena di anni 4 di reclusione ma la sentenza è stata appellata dalla difesa dell’imputata, assistita dall’avvocato Giuseppe Gurrieri, ottenendo l’assoluzione dai giudici della Terza sezione penale della Corte di appello di Palermo. La donna, che aveva la possibilità di rivendicare la prescrizione del reato, come aveva sollecitato peraltro la Procura generale di Palermo al termine della requisitoria in Appello, ha rinunciato al beneficio.
L’assoluzione in Appello
“I giudici della Corte di Appello hanno dato credito alle ragioni della difesa, riconoscendo alla donna l’assoluzione per l’insussistenza del fatto anche in presenza della intervenuta prescrizione del reato che sarebbe stata una pronuncia di implicita ammissione della colpevolezza della donna sebbene non seguita da alcuna condanna” spiega l’avvocato Giuseppe Gurrieri.
I figli adottati
La donna, comunque, ha perso i figli, che sono stati adottati da altre famiglie ma la trentacinquenne si è tolta l’etichetta “di una mamma inadeguata e addirittura una mamma mostro, quando invece lei, seguendo l’istinto materno aveva sempre ed in ogni modo protetto i suoi figli, non certamente costringendoli al nomadismo ma coinvolgendoli in una dolorosa fuga dalla miseria e portandoli con sé di casa in casa, dove veniva di volta in volta ospitata, fino alla decisione di affidarli alle cure di una comunità dove lei stessa si recava più volte alla settimana, per non perdere il contatto coi figli” aggiunge l’avvocato della donna.
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