Sono ancora sotto shock i colleghi di due agenti siracusani che tra venerdì e sabato si sono suicidati. Il primo a togliersi la vita è stato un poliziotto di 48 anni, in servizio al Tribunale di Siracusa, trovato impiccato nella sua villetta, in contrada Ognina, zona balneare a sud di Siracusa.

Due tragedie in poche ore

Ad accorgersi di lui è stato un altro agente che ha notato dalla strada il corpo penzolante del 48enne, che, poche ore prima, aveva cenato con altri colleghi, i quali non si spiegano ancora il gesto. Nelle ore successive, ad uccidersi è stato un agente di Polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Siracusa che, secondo quanto hanno riferito fonti sindacali, si è sparato un colpo in testa con la sua pistola di ordinanza.

Un altro poliziotto siracusano suicida

Il mese scorso, un altro agente di polizia, originario di Priolo, nel Siracusano, si è tolto la vita, anche lui con l’arma di servizio, ma a Milano dove lavorava.

Suicidio prima causa di morte tra le forze dell’ordine

“In Italia il suicidio è la prima causa di morte tra gli agenti delle forze dell’ordine, supera il 50 per cento dei casi. È maggiore anche agli Stati Uniti dove c’è un tasso di aggressione più alto, ma i suicidi sono nell’ordine del 30 percento», spiega in una intervista a Sanità informazione Marco Strano responsabile del dipartimento di Psicologia militare e di polizia di Unarma, un’associazione sindacale dei carabinieri.

La depressione e la paura per la carriere generano silenzio

Secondo il responsabile di Unarma, “i campanelli di allarme possono essere diversi, tutti riconducibili a sintomi depressivi a volte però impercettibili. Nella maggior parte dei casi, i sintomi sono subdoli, l’operatore, per paura di vedersi bloccata la carriera, sceglie il silenzio ed allora la malinconia cresce dentro di lui finché matura l’idea del suicidio”, racconta il responsabile del dipartimento”

L’allarme del Spp

“Il suicidio a Siracusa dell’agente penitenziario, il quinto di quest’anno, è sempre difficile – dice Aldo Di Giacomo, segretario del Spp, sindacato di Polizia penitenziaria – e doloroso da commentare ma, per chi ha responsabilità di rappresentanza sindacale, è soprattutto una nuova e doverosa occasione per interrogarsi sulle motivazioni e per riaccendere l’attenzione sulle condizioni di lavoro del personale penitenziario sempre più segnate da turni estenuanti anche per la carenza di personale e da stress determinato dalle continue aggressioni da parte di detenuti”

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