la posizione dei vertici dell'azienda

Incidente alla Lukoil, “nessun danno ambientale, avviata analisi su cause”

A distanza di alcuni giorni dall’incidente nella raffineria sud della Isab Lukoil, i vertici dell’azienda hanno deciso di dare la loro versione dei fatti. Tra gli aspetti messi in evidenza, è che “l’evento non ha avuto alcun impatto ambientale”.

Avviata indagine interna

Inoltre, “sono state avviate le attività di analisi delle cause” dell’incendio scoppiato nell’impianto 1000 “dove vi era stata la depressurizzazione di idrocarburi leggeri da una linea di produzione” che ha provocato il ferimento di un dipendente.

Un tecnico Isab in ospedale

“Un tecnico Isab è rimasto ferito nell’incidente ed è ricoveraro in ospedale ed in condizioni stabili” fanno sapere da Isab Lukoil. “L’azione coordinata dei vigili del fuoco interni e della task force ISAB, con l’ausilio dei sistemi antiincendio interni, hanno consentito di minimizzare i danni dell’incidente. L’unità è stata portata in uno stato sicuro”.

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Fismic denuncia mancanza di controlli

“Non è accettabile che un operaio si alzi la mattina per andare al lavoro senza sapere se tornerà a casa mentre si continua a perdere tempo senza prendere misure concrete per migliorare la sicurezza sui luoghi di lavoro”. Marco Faranda, segretario generale della Fismic Confsal, chiama in causa l’Ispettorato del Lavoro, Confindustria, l’Inail e il Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro.

“Nessuno può sentirsi escluso da quanto accade negli stabilimenti della zona industriale – spiega Faranda -. Chiediamo da tempo l’istituzione di una task force per avviare i controlli nei luoghi di lavoro: a ottobre c’è stato un vertice in Prefettura ma da allora sono passati mesi in cui non è stato fatto assolutamente nulla. Al prefetto, che ci ha ospitato nel primo incontro, chiedo ancora una volta di farsi carico della vicenda perché non ci siano più alibi per nessuno”.

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“Considerata la totale inattività – dichiara il segretario generale della Fismic Confsal – chiedo nuovamente un vertice con tutti i soggetti coinvolti. Servono controlli rigorosi ed è necessario che gli imprenditori della zona industriale aprano le porte degli stabilimenti per consentire le verifiche. Bisogna attivarsi immediatamente perché, solo per puro caso, non stiamo parlando di un altro morto nella zona industriale”.

 

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