Dal 2006 i quattro dipendenti di un distributore di carburante e di un annesso bar della zona sud siracusana lavoravano tutti i giorni per oltre otto ore, senza riposo settimanale o ferie. Costretti a firmare le buste paga con l’importo che sarebbe spettato loro, ma percependo la metà. Chi si lamentava veniva licenziato, come successo a 3 dei 4.

Il tribunale di Siracusa ha disposto il sequestro preventivo dei beni mobili ed immobili nel possesso dell’azienda proprietaria del rifornimento e del bar, stimati intorno a 200 mila euro. L’attività è stata sottoposta ad amministrazione giudiziaria. Sequestrati conti correnti bancari, denaro contante e un ingente quantitativo di carburante.

Indagati con l’accusa di estorsione aggravata e continuata in concorso i sei componenti delle due società che si sono succedute dal 2006 ad oggi. La denuncia del maggio 2015 di uno dei dipendenti licenziati ha fatto scattare le indagini dei carabinieri del nucleo ispettorato del Lavoro di Siracusa, coordinate dal sostituto procuratore Margherita Brianese.

Secondo l’accusa, i datori di lavoro, per rendere tracciabili i pagamenti delle retribuzioni, davano ai dipendenti assegni bancari di importo corrispondente alla busta paga. I dipendenti si recavano in banca a scambiare l’assegno per restituire immediatamente circa la metà dello stipendio. In otto anni, il danno economico causato ai dipendenti è stato quantificato in quasi duecentomila euro.