Il ministro delle Imprese e del Made in Italia, Adolfo Urso, esplicita ciò che da settimane si parla negli ambienti politici e finanziari: il coinvolgimento di Eni nell’operazione Lukoil. Il Governo, in sostanza, vuole un partner, in questa fase commissariale, che abbia competenze e professionalità nel petrolchimico ed Eni è uno dei grandi player nello scacchiere internazionale.
“Eni offre garanzie produttive”
“Con il nostro decreto legge il Governo si assume la responsabilità di realizzare una amministrazione straordinaria temporanea avvalendosi anche di una società petrolifera che opera nel settore, che potrebbe essere l’Eni, e questo darà garanzia di continuità produttiva” ha detto il ministro Adolfo Urso alle imprese e del Made in Italy, a Catania, parlando con i giornalisti a margine della ‘Festa del Tricolore’ organizzata da Fratelli d’ Italia.
No sanzioni Usa alle banche
Il ministro Urso ha anche detto che non ci saranno pregiudiziali, specie dagli Usa, sui prestiti che le banche dovranno erogare al commissario per poter acquistare petrolio da altri paesi non soggetti all’embargo.
Gli istituti hanno sempre negato a Lukoil la liquidità necessaria in quanto timorose di ricevere sanzioni per aver aiutato un’azienda gravitante nell’orbita della Russia. “Nel contempo stamattina ho ricevuto dall’autorità americana Olaf la garanzia che le banche che finanzieranno le operazioni ponte non siano sottoponibili a sanzioni americane” ha detto il ministro Adolfo Urso.
La corsa per l’approvvigionamento di petrolio
La collaborazione con Eni consentirebbe allo Stato di accorciare i tempi per l’approvvigionamento di petrolio visto che lunedì scatterà l’embargo alle importazioni del grezzo della Russia, l’unico trattato da Lukoil. Infatti, servirà subito siglare gli accordi con gli istituti di credito per i prestiti, individuare i venditori di grezzo, sottoscrivere gli acquisti e predisporre le intese per far arrivare le petroliere nella rada di Augusta.
La vendita
Tappata la falla del blocco delle raffinerie per via dell’embargo, anche se nei depositi vi sono scorte fino a gennaio 2023, il Governo persegue un altro obiettivo, quello della vendita degli stabilimenti, del resto per lo Stato assumersi sine die la gestione significherebbe uno sforzo economico impressionante. In effetti, come svelato dal Financial Times, sono riprese le trattative tra Crossbridge Energy Partners, un fondo americano, e Lukoil che valuterebbe la raffineria Isab 1-1,5 miliardi di euro.
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