Sono 22 le persone indagate nell’inchiesta antimafia della Dda di Catania e dei carabinieri di Siracusa che ha portato all’emissione di 19 misure cautelari nei confronti dei presunti componenti del clan Borgata, dal nome dello storico quartiere di Santa Lucia.

Le misure in carcere

La misura cautelare in carcere è stata emessa dal gip di Catania nei confronti di Gianclaudio Assenza, 28 anni; Claudio Barone, 40 anni; Salvatore Barresi, 46 anni; Luca Costanzo, 39 anni; Danilo Greco, 37 anni; Franco Greco, 58 anni; Robert Iacono, 23 anni; Massimo Mancino, 52 anni; Giuseppe Messina, 24 anni; Michael Motta, 32 anni; Johnny Pezzinga, 23 anni; Davide Pincio, 50 anni; Andrea Raitano, 23 anni; Vittorio Sessa, 34 anni; Morena Zagarella, 27 anni.

Domiciliari

Lo stesso giudice per le indagini preliminari ha disposto i domiciliari per Paolo Concetto Ficara, 47 anni; Simone Glietti, 30 anni; Salvatore Polini, 33 anni; Ivana Rizza, 43 anni.

Il controllo dello spaccio

Secondo quanto emerso nell’inchiesta, il gruppo, oltre a controllare le piazze di spaccio del loro quartiere avrebbe allargato la gestione in altre zone, imponendosi, inoltre, come unico referente per il rifornimento di cocaina dalla Calabria attraverso azioni di fuoco e attentati dinamitardi e incendiari.

La scalata di Greco e Costanzo

Dai riscontri, attraverso le indagini sul campo e le intercettazioni, i carabinieri hanno scoperto un cambio di equilibrio dentro le cosche di Siracusa, in particolare si sarebbe accertato il declino del clan Santa Panagia, storicamente legato a Santapaola di Catania, per via della lunga detenzione dei vertici del sodalizio.

Un vuoto colmato, nella tesi della Dda e dei carabinieri di Siracusa, da Danilo Greco e Luca Costanzo, quest’ultimo indicato come l’autore, quando era ancora minorenne, insieme ad una altra persona, dell’omicidio di Gaetano Steven Barbieri, ucciso a colpi d’arma da fuoco il 2 luglio del 2001 in via Immordini, nel rione di Santa Panagia.

L’investitura

Per gli inquirenti, una data importante, in questo riequilibrio mafioso, è il 20 febbraio del 2020, giorno in cui, grazie ad un dialogo intercettato, i carabinieri avrebbero avuto contezza del passaggio di consegne nel clan Santa Panagia, affidato, sempre secondo gli investigatori proprio a Costanzo e Greco.

Il dialogo intercettato

In questa conversazione, Greco, parlando con Costanzo, gli avrebbe spiegato di avere incontrato una persona che gli aveva “lasciato le chiavi di casa”. Questo interlocutore misterioso, a parere dei magistrati della Dda di Catania, sarebbe stato Giovanni Latino, ritenuto uno dei capi storici del clan Santa Panagia, in quel periodo detenuto in carcere ma nella tesi degli investigatori sarebbe riuscito ad incontrare Greco sfruttando un permesso di poche ore.

La fusione dei gruppi e gli anelli di congiunzione

Nell’inchiesta ci sono altre figure chiave che testimonierebbero la fusione tra i gruppi Borgata e Santa Panagia. Tra questi Davide Pincio, considerato come storico esponente di Santa Panagia che avrebbe avuto un ruolo chiaro, quello di approvvigionamento e deposito della droga. Di recente, ha rimediato una condanna in Appello pari a sei anni di carcere per detenzione di stupefacenti. Pure Salvatore Barresi è indicato come affiliato a Santa Panagia che, nella tesi della Dda e dei carabinieri, avrebbe avuto il compito di provvedere ai rifornimenti con i canali calabresi.

Il gestore dello spaccio alla Borgata ed i picciotti

L’inchiesta avrebbe permesso di comprendere che a gestire lo spaccio alla Borgata sarebbe stato Gianclaudio Assenza che avrebbe usato la sua abitazione come base logistica per lo smercio nel quartiere, provvedendo agli stipendi ed alla turnazione degli spacciatori, con la collaborazione, secondo l’accusa, della sua compagna. I pusher sarebbero stati Glietti, Messina, Raitano, Sessa e Motta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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