Ci sono degli sms tra l’avvocato augustano Piero Amara, coinvolto in diverse inchieste giudiziarie per corruzione di giudici e magistrati, e l’ex senatore Denis Verdini, in cui salta il nome del Re dei rifiuti C.P.
C.P. è uno dei re dei rifiuti in Sicilia, gestore, negli anni scorsi, della più grande discarica della Sicilia, a Melilli, nel Siracusano, e destinatario nei giorni scorsi, insieme al padre, di un provvedimento di sequestro del suo impero del valore di 100 milioni di euro emesso dal Tribunale di Catania su richiesta della Procura e della Dia, per cui ci sarebbero legami tra la famiglia ed esponenti di primissimo piano del clan mafioso Santapaola Ercolano.
I testi delle conversazioni tra l’avvocato Amara, l’uomo che ha svelato l’esistenza della cosiddetta Loggia Ungheria di cui farebbero parte magistrati, e Verdini, indagato per quest’ultima vicenda dalla Procura di Perugia, sono stati riportati da Il Fatto quotidiano.
“Ciao. uno dei nostri sostenitori mensili, è a Roma e vorrebbe salutarti. Può passare ora al partito? Grazie”. E’ il messaggio di Amara del 12 maggio del 2016 rivolto all’ex senatore di Ala. Che risponde. “Piero, io sarò in ufficio alle 19”. Il 25 maggio un altro sms di Amara. “Ciao Denis, puoi ricevere C. P. oggi? È importante. Lui è già a Roma”. “Fatto ” risponde l’ex senatore. Si tratta di conversazioni prelevati dai magistrati di Milano dal telefonino di Verdini ed ora finite nel processo Sistema Siracusa in corso a Messina.
C.P., in liberà insieme al padre, è sotto processo nell’ambito della vicenda giudiziaria denominata Piramidi per concorso esterno in associazione mafiosa e traffico di illecito di rifiuti.
Nell’indagine della Dia, emergerebbe che C.P., sfruttando le conoscenze con il clan catanese, avrebbe creato un vero impero, diversificando gli investimenti, tra cui nella sanità, attraverso società di pulizia, nel settore immobiliare e nel turismo, gestendo un noto lido nel Catanese. Nel complesso, sotto sequestro sono finite 14 società, 7 immobili e svariati rapporti finanziari.
Il provvedimento del Tribunale ha interessato tre persone, una delle quali, storico esponente del clan Santapaola-Ercolano, Maurizio Zuccaro, attualmente detenuto in regime di carcere duro a seguito della recente condanna all’ergastolo per l’omicidio di Luigi Ilardo, ucciso a Catania nel 1996, poco prima di entrare nel programma di protezione riservato ai collaboratori di giustizia.