Fa discutere la pubblicazione del libro dell’ex pm di Siracusa, Gaetano Bono, ora sostituto procuratore a Caltanissetta, che teorizza la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. La presentazione del saggio, “Meglio separate” è avvenuta nei giorni scorsi al palazzo di giustizia di Siracusa ed è stata organizzata dalla Camera Penale di Siracusa, presieduta dall’avvocato Dina D’Angelo.

Si torna a parlare di separazione della carriere, i tempi sono maturi?

Se ne discute da oltre un trentennio, esattamente da quando avrebbe dovuto realizzarsi, come naturale e logico precipitato di una scelta fatta appunto nell’89, quando entrò in vigore il nuovo Codice di procedura penale ispirato al modello accusatorio in cui il PM diventava parte processuale, in teoria sullo stesso piano della Difesa.

In questo trentennio la Magistratura ha fatto fronte comune contro non solo ogni tentativo di riforma ma anche contro il semplice dibattito in merito alla possibilità di modificare l’attuale assetto dell’ordine giudiziario.
Il tema è proprio questo: il pregiudizio, l’incapacità di discuterne serenamente al di là dei soliti slogan, paventando rischi ( il PM super poliziotto, il PM che finirebbe al di sotto dell’Esecutivo ) piuttosto che cercando di trovare soluzioni virtuose che possano giungere alla migliore separazione delle carriere possibile.

Il pm Bono è una mosca bianca?

Il Sostituto procuratore Generale della Repubblica di Caltanissetta è una delle poche voci fuori dal coro, uno dei pochissimi che ha avuto il coraggio di manifestarlo discostandosi dal mainstream della sua categoria, assumendomene la responsabilità.

Siete sulle stesse posizioni?

Le ragioni del Sì del dottor Bono non coincidono con quelle dell’Avvocatura ed in particolare con quelle dell’Unione delle Camere Penali – che mirano a garantire una effettiva terzietà’ del Giudice, così come previsto dalla nostra Costituzione, la quale non potrà  realizzarsi appieno finché continuerà a condividere concorso, carriera e CSM con il Pubblico Ministero – tuttavia rappresentano un punto di svolta importante nel dibattito e nel percorso comune, basato sulla cultura della giurisdizione, che ci deve condurre a quella soluzione: meglio separate”.