“Uno Stato che garantisce l’impunità per i responsabili delle morti di Giulio Regeni, Stefano Occhi, Emanuele Scieri e mio figlio Tony Drago è esso stesso responsabile”.
Così Rosaria Intranuovo scrive nella sua lettera aperta dopo la richiesta di archiviazione della Procura di Roma nel procedimento aperto sulla morte del caporale siracusano trovato senza vita il 6 luglio del 2014 nella caserma Sabatini a Roma. La ricostruzione sarebbe “incompatibile con il cinematismo ricostruito e con il politraumatismo riscontrato sul corpo del militare”.
Secondo la versione ufficiale il giovane sarebbe salito su una sedia e si sarebbe gettato nel vuoto. I periti nominati dalla famiglia hanno sostenuto che non può essere stato un suicidio. La Procura ha chiesto lo stesso l’archiviazione. Otto le persone indagate. “Mio figlio è stato ucciso – ribadisce la donna – mentre svolgeva le funzioni di servitore di quello Stato a cui aveva giurato fedeltà e obbedienza.
Nel processo scaturito dalla mia denunzia, due periti hanno accertato che mio figlio dopo avere subito un’aggressione è stato costretto a subire vessazioni. Infine è stato colpito mortalmente alla testa. Ma l’Ufficio della Procura ha chiesto l’archiviazione perché ‘i dubbi sono maggiori rispetto alle certezze sulla dinamica dei fatti, sulla sussistenza di episodi di nonnino, su eventuali reticenze dei commilitoni di Drago’. Non esiste ragione di Stato che possa impedire l’accertamento della verità sulla morte di mio figlio Tony. La mancata celebrazione del processo sancirebbe la vittoria della menzogna sulla verità”.
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