Indagini in corso e ipotesi di truffa al vaglio della magistratura nel turbinio di cessioni da una banca all’altra, con migliaia di soci e risparmiatori che rischiano di perdere tutto il valore delle loro quote.
Succede nel mondo delle banche di credito cooperativo siciliane dove a preoccupare non sono tanto singole vicende, quanto il ruolo e la responsabilità della Federazione siciliana delle Bcc, organo di indirizzo e di controllo.
L’inchiesta della Procura di Siracusa sulla cessione della locale Credito Aretuseo alla Bcc di Pachino investe direttamente la Federazione siciliana Bcc e getterebbe un’ombra inquietante sulle manovre tuttora in corso, qualora ne venissero accertate condotte non trasparenti, censurabili o addirittura collusive e di eventuale diretta partecipazione al reato, contestato oltre che ai vertici dei due istituti anche al direttore generale della Federazione Nicola Maurizio Culicchia.
Infatti, con l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a Culicchia (nella prassi preludio di quasi certa richiesta di rinvio a giudizio), ad essere trascinato nelle indagini è l’organismo che dovrebbe assicurare, insieme alle autorità di vigilanza, un efficace sistema di controlli e quindi la tutela stessa del risparmio che invece nell’affaire Credito Aretuseo è duramente colpito: novecento soci si sono visti in pratica azzerare il valore delle loro quote passate a prezzi di saldo all’istituto acquirente e tutti i dipendenti scippati dei propri diritti acquisiti nella “notte dell’accordo sindacale” in cui hanno dovuto scegliere tra dire sì o essere licenziati.
Ma se questa vicenda è all’esame dell’autorità giudiziaria investita direttamente dalla denuncia delle vittime, altri casi in apparenza simili sono sotto gli occhi di tutti, mentre campanelli d’allarme da tempo suonano ripetutamente in Sicilia anche se non sono (ancora) scattate analoghe inchieste in altre città dell’isola.
Per esempio è in crisi la “Don Rizzo” di Alcamo, seconda Bcc siciliana per dimensioni che da diversi anni chiude il bilancio in perdita. La continua e lenta erosione del patrimonio dell’istituto sta provocando difficoltà al personale dipendente e danni al territorio per la ridotta attività creditizia. Si parla di un prossimo esubero di circa 30 dipendenti oltre ad una ulteriore riduzione degli stipendi per il personale che rimarrà in servizio. Ma se la “Don Rizzo” di Alcamo, come tutte le altre Bcc siciliane, è stata oggetto di verifiche e controlli da parte della Federazione, risulta strano che quest’ultima tra il 2011 ed il 2012 abbia promosso ed avallato una operazione di fusione con la Bcc di Partanna in stato di crisi conclamato ed inspiegabilmente tollerato per diversi anni. Peraltro in quel caso fu scelto l’istituto giuridico della fusione tutelando al meglio gli azionisti della Bcc Partanna, mentre per le altre Bcc (Siracusa, Credito Aretuseo, Contea Modica, etc…) si è scelta la strada della cessione delle attività e delle passività, penalizzando i risparmiatori.
Qualcuno un sospetto, con tutti i benefici del dubbio, ce l’ha: non è che gli artefici della singolare operazione intesero tutelare i responsabili del quasi dissesto della Bcc Partanna tra i quali poteva annidarsi qualcuno, potente e influente, cui non “potevano” negare trattamenti privilegiati e favori sulla pelle delle migliaia di soci della “Don Rizzo”? Nessun accertamento giudiziale ha fatto luce su questa come su altre vicende, spesso accomunate da un contesto di pressione sui dipendenti obbligati ad accettare soluzioni “prendere o lasciare”, pena il licenziamento.
Ma le situazioni oscure e le criticità sono tante, in un contesto che sembra favorire manovre sotterranee funzionali all’interesse privato dei manovratori. Secondo voci correnti diversi istituti di credito cooperativo non sarebbero più in linea con i parametri necessari richiesti dalla Banca d’Italia (per esempio la Bcc Antonello di Messina, la Bcc
di Sambuca di Sicilia, la Bcc di Agrigento che però precisa di aver superato brillantemente i controlli della Banca d’Italia, la Bcc di Paceco, etc..), mentre altre, ritenute intoccabili, non avrebbero i requisiti per il mantenimento dell’autonomia aziendale.
Questo humus potrebbe favorire, ancora più di prima, una vera e propria stagione di shopping bancario a prezzi di saldo! Molte Bcc che per interi decenni hanno servito il proprio territorio di riferimento verranno spazzate via nell’arco di pochi mesi ed incorporate dalle Bcc di più antica costituzione, magari meglio patrimonializzate, ma non per questo immuni da altre importanti problematiche, gravi ed inquietanti.
Secondo osservatori e addetti ai lavori, non c’è dubbio che nei prossimi mesi assisteremo a quanto già avvenuto nella Sicilia orientale con la Bcc di Siracusa, la Bcc Credito Aretuseo e la Bcc della Contea di Modica dove sono state compiute o tentate operazioni con perdite pesantissime a carico degli azionisti. Della Bcc Modica ricordiamo la mancata acquisizione da parte della Bcc Regabulto che, con il pieno sostegno della Federazione, tentò l’acquisizione della banca iblea al prezzo del 10/15% del valore delle azioni, offerta che venne respinta dai circa 2000 soci della Banca in una Assemblea agguerrita e drammatica. Con grande sospiro di sollievo per la manovra sventata visto che nei mesi scorsi un’altra Bcc, la Toniolo di San Cataldo ha pagato quelle stesse quote circa il 60%, ovvero cinque o sei volte di più.
Peraltro quell’humus favorevole rispetto al passato ha un propellente in più: la norma del decreto del Governo Renzi sulle Bcc che obbliga gli istituti a sottoscrivere un patto di coesione. Il che vuol dire offrire un alibi attendibile ed una giustificazione sufficiente ai tanti manovratori di stagione. A maggior ragione in questo contesto saranno preziosi e indispensabili il controllo serio e trasparente, ad opera ovviamente di una Federazione totalmente libera da ogni sospetto.
Peraltro secondo notizie attendibili e fondate, ma ad onor del vero non ufficialmente confermate (basterebbe un atto di trasparenza!), il bilancio di esercizio 2015 della Federazione siciliana Bcc approvato a giugno scorso dall’assemblea annuale dei soci presenterebbe una perdita di circa un milione di euro. Il che significherebbe che le Bcc Siciliane prima o poi saranno costrette ad intervenire per ripianare il disavanzo, nella speranza che il presidente della Federazione, Gaetano Saporito, eletto a giugno 2015 possa correggere la rotta e ridare all’organismo le condizioni di agibilità necessarie.
ca.mi.
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