Crescono sempre di più i dubbi sulla gestione pubblica del servizio idrico integrato nel Siracusano. L’Assemblea dei sindaci, che ha già votato questa opzione, dovrà costituire a breve una società con capitale pubblico ed affidarle le redini del servizio prima che la Regione invii un commissario, come disposto da una norma statale che impone di velocizzare i tempi.

Le prime perplessità

I rappresentanti dei 21 Comuni si daranno appuntamento martedì prossimo per decidere, in modo definitivo, che strada prendere ma, nei giorni scorsi, prima il sindaco di Canicattini Bagni, seppur in modo più morbido, poi il coordinatore provinciale del Mpa, Mario Bonomo, intervenendo a BlogSicilia, hanno lasciato aperta la porta della società mista.

“Che strutture e che personale ci sono?”

Qualche dubbio su un’azienda pubblica in grado di occuparsi del servizio idrico e fognario ce l’ha anche Salvo Baio, esponente del Pd. “C’è poi un problema, diciamo così, pratico che l’Ati dovrà risolvere. Una volta – dice Baio – che sia stata costituita l’azienda speciale consortile e siano stati nominati gli organismi di gestione, con quali strutture e soprattutto con quale personale ( sorvoliamo sulla competenza) si pensa di erogare l’acqua, sistemare la rete idrica, gestire il depuratore?”.

La riunione dei sindaci

Nella sua analisi, Baio mette in evidenza anche gli aspetti strettamente normativi. “Nella riunione di martedì prossimo l’Ati (Assemblea territoriale idrica) dovrà rispondere al pressing della Regione sui tempi di attuazione del Servizio idrico integrato (Sii). In particolare dovrà pronunciarsi sui tempi previsti per la costituzione dell’azienda speciale consortile, che è l’ente strumentale dell’Ati per la gestione del Sii, e per la nomina della governance. Concluso questo iter, scatterà la gestione pubblica dell’acqua? Neanche per sogno, specie se si continuerà a ragionare in termini ideologici, senza tener conto dei vincoli nascenti dalla legislazione vigente”.

Le sentenze della Corte

“Uno di questi vincoli – prosegue Baio – è la cosiddetta “motivazione aggravata”. Si tratta di un onere a carico dell’Ati la quale è tenuta a fare una valutazione comparativa delle forme di gestione al fine di optare per quella più rispettosa del principio di economicità di gestione, principio peraltro scolpito nelle motivazioni con cui la Corte costituzionale ha dichiarato illegittime alcune norme della legge regionale istitutiva del servizio idrico”.

Sulla scorta di questa considerazione, “la legislazione vigente, sia nazionale che comunitaria, mette infatti sullo stesso piano le tre forme di gestione (pubblica, mista e privata) e subordina la scelta di una di esse ai principi di trasparenza, efficacia della gestione e soprattutto al principio di economicità” aggiunge Baio.

La morale della favola è che la soluzione interamente pubblica potrebbe essere meno vantaggiosa ma di questo se ne discuterà martedì.

 

 

 

 

 

Articoli correlati