Sono emersi nuovi particolari sulla vicenda che sta tenendo banco oggi in Italia, ovvero la truffa per concedere velocemente la cittadinanza italiana all’attaccante del Barcellona Luis Suarez così da ottenere il passaporto e giocare non più da extracomunitario.

Innanzitutto, per la procura di Perugia si è trattato di un «esame farsa» quello sostenuto dal sudamericano all’Università per Stranieri di Perugia, superato in una «seduta di esame ad hoc», come riportato sul decreto di perquisizione. Negli atti si parla di «previa consegna» al calciatore dei contenuti della prova «in modo da blindare l’esito favorevole».

Sono emerse, poi, le intercettazioni della Procura. Ad esempio, Stefania Spina, incaricata della preparazione del calciatore in vista dell’esame, ha affermato queste frasi: «non spiccica na parola», «non coniuga i verbi» e «parla all’infinito». E ancora: «Ma te pare che lo bocciamo», rivolgendosi a un interlocutore non precisato: «Non dovrebbe, deve, passerà, perché con dieci milioni a stagione di stipendio non glieli puoi far saltare perché non ha il B1», ovvero il livello della certificazione.

Tra gli indagati ci sono la rettrice dell’Università per Stranieri di Perugia Giuliana Grego Bolli e il direttore generale Simone Olivieri. Il giocatore 33enne, invece, non risulta coinvolto nell’inchiesta. Con loro anche la già citata direttrice del Centro per la valutazione e certificazione linguistica dell’ateneo Stefania Spina.

In una nota, però, l’Università per Stranieri di Perugia «ribadisce la correttezza e la trasparenza delle procedure seguite per l’esame sostenuto dal calciatore Luis Suarez e confida che ciò emergerà con chiarezza al termine delle verifiche in corso».

La domanda, però, ora sorge spontanea: chi ha organizzato la prova d’italiano a Perugia? chi ha avuto l’interesse di accelerare la conccessione della cittadinanza? Insomma, la vicenda Suarez è appena cominciata.

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