La Super League, a 48 ore dall’annuncio della sua nascita, pare già prossima alla sua fine. Dal Regno Unito, infatti, la notizia dell’addio formalizzato da parte del Manchester City e il Chelsea sarebbe pronto a fare altrettanto. E si parla di un dietrofront anche da parte di Arsenal e Manchester United.

Ne ha dato notizia la BBC, citando fonti delle due società inglesi. Il progetto, quindi, ha perso 2 club su 12, in seguito alle enormi pressioni in Inghilterra da parte di tifosi (quelli del Chelsea hanno impedito alla squadra di scendere dal pullman prima della sfida di stasera con il Brighton), stampa, leggende del calcio (come David Beckham), conferenze stampa di allenatori (come quella di Josep Guardiola, allenatore del City). Senza dimenticare la condanna netta del premier Boris Johnson.

Problemi anche in Spagna. Joan Laporta, presidente del Barcellona, ha affermato: «Non entreremo a far parte della Superlega fino a quando i soci del nostro club non voteranno per essa, dovrà essere una loro decisione, mi sembra chiaro». E pure l’Atletico Madrid pare che si voglia sfilare dal progetto.

Nessuna notizia, al momento, giunge da Milano e Torino. Tuttavia, secondo la stampa spagnola, stasera sarebbe in programma un incontro in videoconferenza, convocato con urgenza, tra i 12 fondatori della Super League in cui potrebbe essere deciso, in maniera definitiva, l’addio al progetto a poche ore dal suo lancio, con tanto di sito, previsioni di profitti e format.

La UEFA, quindi, sta incassando la sua vittoria, dopo avere reagito non per trattare ma per distruggere il progetto dei 12 club, con insulti e minacce. E ora la domanda sorge spontanea: come reagiranno Florentino Perez e Andrea Agnelli? Perché, divenendo così le cose, saranno i principali sconfitti di questo terremoto.