ROMA (ITALPRESS) – E’ stato presentato il primo numero dell’Osservatorio permanente Censis-Lottomatica sul gioco legale in Italia, che evidenzia come dopo lo stop forzato del 2020, nel 2021 il gioco ha garantito un introito alle casse dello Stato sotto forma di imposte di 8 miliardi e 413 milioni di euro. Per avere un ordine di grandezza di cosa sia il gioco per lo Stato, basti pensare che nel 2021 le tasse su questo settore hanno rappresentato il 2,4% del totale della spesa per consumi finali della Pubblica amministrazione. E, ancora che con queste entrate è possibile coprire la spesa annua che le amministrazioni pubbliche destinano alle attività ricreative, culturali e di culto, che per il 2021 è stata di 6 miliardi e 476 milioni di euro, o quella per le abitazioni e l’assetto del territorio, pari a 7 miliardi e 83 milioni, o quella per la protezione dell’ambiente di 5 miliardi e 774 milioni.
Pensando al futuro, sono 8 miliardi di euro quelli che sono appena stati distribuiti dal ministero della Salute nell’ambito del PNRR per investimenti di ammodernamento della rete ospedaliera e dei presidi territoriali. Ma non solo: con un importo pari a quello della tassazione sul gioco sarebbe possibile costruire 35 nuovi ospedali, con una capienza di circa 16.000 posti letto o realizzare 2.050 interventi di edilizia scolastica per la costruzione di nuovi edifici, in grado di ospitare 615.200 studenti (il 7,4% del totale).
Senza contare che con 8 miliardi e 400 milioni di euro si potrebbero realizzare 164 chilometri della tratta di alta velocità Salerno-Reggio Calabria, per collegare il Mezzogiorno al resto del Paese.
Resta fermo che è compito dello Stato non solo decidere dove meglio allocare le entrate derivanti dal gioco, ma anche delineare il perimetro entro cui deve svolgersi senza rischi per i cittadini l’attività ludica: l’83,6% degli italiani è convinto che lo Stato debba regolare e gestire il gioco legale a tutela del consumatore e della collettività.
E l’idea dello Stato regolatore è associata fortemente alla convinzione che regolazione e gestione statuale siano essenziali per fare del gioco legale l’argine più alto contro illegalità e criminalità organizzata. Infatti, il 66,8% degli italiani ritiene che il gioco legale regolato e gestito dallo Stato sia il vero baluardo contro quello illegale.
E’ dunque evidente che qualsiasi logica proibizionistica rispetto a un comportamento tipicamente umano come quello del gioco produce la conseguenza di relegarlo nella sfera del divieto, del sommerso e, quindi, dell’illegalità. Al contrario, occorre concretamente riconoscere che, se socialmente organizzato, il gioco pubblico riesce a evitare che una parte dei giocatori cada nella trappola dell’illegalità e dei gruppi criminali.
Tale equazione (meno gioco legale = più gioco illegale) è confermata dall’esperienza del lockdown: nel 2019 il valore del gioco illegale era stimato in circa 12 miliardi di euro, nel 2020 (con le chiusure) è salito a 18 miliardi (+50%) e nel 2021 si calcola che possa aver superato i 20.
Giocare legalmente è, di conseguenza, la migliore certificazione che il gioco rappresenta un’attività praticabile in modo responsabile, sano e contenuto e che oggi è un fenomeno diffuso divenuto una componente dello stile di vita (non solo) degli italiani.
Secondo il professore Giuseppe De Rita, presidente Censis, “con la ripresa della normalità gli italiani hanno ricominciato a giocare legalmente e la filiera del gioco è ripartita. Essenziale il ruolo dello Stato che è insieme garante della legalità attraverso il sistema delle concessioni e i controlli, e garante dell’utilizzo appropriato delle entrate erariali che provengono dal gioco. Grazie al ruolo dello Stato un’attività che fa parte della quotidianità degli italiani si può svolgere legalmente, senza eccessi e con un contributo per via fiscale a finanziare attività collettive socialmente rilevanti”.
Per Federico Freni, sottosegretario al Ministero dell’Economia, “purtroppo il gioco soffre ancora delle speculazioni etiche. In Parlamento abbiamo dovuto combattere per evitare che il comparto del gioco tornasse all’illegalità in quanto non si volevano prorogare alcune concessioni. La legge delega che abbiamo promosso va proprio nella direzione di prevedere una regolamentazione unitaria del gioco, per contrastare il gioco illegale e favorire quello legale”.
Marcello Minenna, direttore Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli, ha spiegato che “il lockdown ha colpito il settore del gioco pubblico legale e non quello illegale. L’Agenzia, in quel periodo, individuò uno strumento per reprimere il gioco illegale attraverso il ‘Comitato per la prevenzione e la repressione del gioco illegalè. Ci siamo coordinati con la Polizia di Stato e abbiamo messo a punto un regolamento. Siamo intervenuti in oltre 100 Comuni e abbiamo chiuso oltre 150 punti illegali di gioco, elevando sanzioni pecuniarie per svariati milioni di euro. L’obiettivo è far comprendere che è necessario vigilare il gioco pubblico, contrastando l’illegalità attraverso una regolamentazione con interventi anche di modernizzazione grazie alle nuove tecnologie”.
Per l’ingegnere Guglielmo Angelozzi, amministratore delegato Lottomatica, “la fotografia del Censis conferma la centralità del settore del gioco pubblico in Italia. Il contributo del gruppo Lottomatica alle casse dello Stato è pari a 2,3 miliardi di euro. Questa cifra costituisce il risultato del lavoro svolto dai 1.450 dipendenti dell’azienda e dalle 16.000 persone della rete in franchising. Numeri che ci spingono a svolgere ancor di più la nostra funzione con il massimo dell’attenzione, a partire dal tema fondamentale della legalità, a tutela dello Stato ma anche dei consumatori”.
Alfonso Celotto, professore ordinario di Diritto Costituzionale all’Università Roma Tre ha dichiarato che “il gioco è ordine pubblico, tutela della salute, commercio e tributi. Su questi quattro aspetti abbiamo normative separate e assurde per cui nei Comuni è possibile giocare ad orari e con regole diverse. Un sistema che non funziona e che confonde operatori e giocatori. Se si restringe il gioco legale si allarga quello illegale, per cui occorre una regolamentazione unitaria”.
Pensando al futuro, sono 8 miliardi di euro quelli che sono appena stati distribuiti dal ministero della Salute nell’ambito del PNRR per investimenti di ammodernamento della rete ospedaliera e dei presidi territoriali. Ma non solo: con un importo pari a quello della tassazione sul gioco sarebbe possibile costruire 35 nuovi ospedali, con una capienza di circa 16.000 posti letto o realizzare 2.050 interventi di edilizia scolastica per la costruzione di nuovi edifici, in grado di ospitare 615.200 studenti (il 7,4% del totale).
Senza contare che con 8 miliardi e 400 milioni di euro si potrebbero realizzare 164 chilometri della tratta di alta velocità Salerno-Reggio Calabria, per collegare il Mezzogiorno al resto del Paese.
Resta fermo che è compito dello Stato non solo decidere dove meglio allocare le entrate derivanti dal gioco, ma anche delineare il perimetro entro cui deve svolgersi senza rischi per i cittadini l’attività ludica: l’83,6% degli italiani è convinto che lo Stato debba regolare e gestire il gioco legale a tutela del consumatore e della collettività.
E l’idea dello Stato regolatore è associata fortemente alla convinzione che regolazione e gestione statuale siano essenziali per fare del gioco legale l’argine più alto contro illegalità e criminalità organizzata. Infatti, il 66,8% degli italiani ritiene che il gioco legale regolato e gestito dallo Stato sia il vero baluardo contro quello illegale.
E’ dunque evidente che qualsiasi logica proibizionistica rispetto a un comportamento tipicamente umano come quello del gioco produce la conseguenza di relegarlo nella sfera del divieto, del sommerso e, quindi, dell’illegalità. Al contrario, occorre concretamente riconoscere che, se socialmente organizzato, il gioco pubblico riesce a evitare che una parte dei giocatori cada nella trappola dell’illegalità e dei gruppi criminali.
Tale equazione (meno gioco legale = più gioco illegale) è confermata dall’esperienza del lockdown: nel 2019 il valore del gioco illegale era stimato in circa 12 miliardi di euro, nel 2020 (con le chiusure) è salito a 18 miliardi (+50%) e nel 2021 si calcola che possa aver superato i 20.
Giocare legalmente è, di conseguenza, la migliore certificazione che il gioco rappresenta un’attività praticabile in modo responsabile, sano e contenuto e che oggi è un fenomeno diffuso divenuto una componente dello stile di vita (non solo) degli italiani.
Secondo il professore Giuseppe De Rita, presidente Censis, “con la ripresa della normalità gli italiani hanno ricominciato a giocare legalmente e la filiera del gioco è ripartita. Essenziale il ruolo dello Stato che è insieme garante della legalità attraverso il sistema delle concessioni e i controlli, e garante dell’utilizzo appropriato delle entrate erariali che provengono dal gioco. Grazie al ruolo dello Stato un’attività che fa parte della quotidianità degli italiani si può svolgere legalmente, senza eccessi e con un contributo per via fiscale a finanziare attività collettive socialmente rilevanti”.
Per Federico Freni, sottosegretario al Ministero dell’Economia, “purtroppo il gioco soffre ancora delle speculazioni etiche. In Parlamento abbiamo dovuto combattere per evitare che il comparto del gioco tornasse all’illegalità in quanto non si volevano prorogare alcune concessioni. La legge delega che abbiamo promosso va proprio nella direzione di prevedere una regolamentazione unitaria del gioco, per contrastare il gioco illegale e favorire quello legale”.
Marcello Minenna, direttore Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli, ha spiegato che “il lockdown ha colpito il settore del gioco pubblico legale e non quello illegale. L’Agenzia, in quel periodo, individuò uno strumento per reprimere il gioco illegale attraverso il ‘Comitato per la prevenzione e la repressione del gioco illegalè. Ci siamo coordinati con la Polizia di Stato e abbiamo messo a punto un regolamento. Siamo intervenuti in oltre 100 Comuni e abbiamo chiuso oltre 150 punti illegali di gioco, elevando sanzioni pecuniarie per svariati milioni di euro. L’obiettivo è far comprendere che è necessario vigilare il gioco pubblico, contrastando l’illegalità attraverso una regolamentazione con interventi anche di modernizzazione grazie alle nuove tecnologie”.
Per l’ingegnere Guglielmo Angelozzi, amministratore delegato Lottomatica, “la fotografia del Censis conferma la centralità del settore del gioco pubblico in Italia. Il contributo del gruppo Lottomatica alle casse dello Stato è pari a 2,3 miliardi di euro. Questa cifra costituisce il risultato del lavoro svolto dai 1.450 dipendenti dell’azienda e dalle 16.000 persone della rete in franchising. Numeri che ci spingono a svolgere ancor di più la nostra funzione con il massimo dell’attenzione, a partire dal tema fondamentale della legalità, a tutela dello Stato ma anche dei consumatori”.
Alfonso Celotto, professore ordinario di Diritto Costituzionale all’Università Roma Tre ha dichiarato che “il gioco è ordine pubblico, tutela della salute, commercio e tributi. Su questi quattro aspetti abbiamo normative separate e assurde per cui nei Comuni è possibile giocare ad orari e con regole diverse. Un sistema che non funziona e che confonde operatori e giocatori. Se si restringe il gioco legale si allarga quello illegale, per cui occorre una regolamentazione unitaria”.
– foto ufficio stampa Italcommunications –
(ITALPRESS).
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