ROMA (ITALPRESS) – “Nel passato il cambiamento era continuo ma più lento. Oggi siamo di fronte ad accelerazioni. Può mancare il fiato e bisogna evitare che manchi. Bisogna che la transizione sia anche sociale. Nel momento in cui un eccesso di digitalizzazione dovesse penalizzare i posti di lavoro, va accompagnata la transizione con tutele”. Lo ha detto Cesare Damiano, presidente di Lavoro&Welfare, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress.
Damiano, citando alcune analisi, ha spiegato che “probabilmente, considerando le tre fasce del lavoro, alta, media e bassa, avremo una spinta alla crescita nella fascia alta, in mansioni che ancora non sappiamo quali saranno. Nasceranno a livello alto – ha continuato l’ex ministro del Lavoro – nuove mansioni che richiederanno specializzazioni e competenze, poi avremo le mansioni basse che saranno sempre necessarie. In mezzo ci sarà lo schiacciamento”. Quindi, “l’elemento chiave nella transizione è passare da un’idea di una formazione generica a una formazione specialistica e su misura, che sia finalmente un diritto soggettivo e permanente del cittadino e del lavoratore”.
“La pandemia – ha affermato – ha avuto un effetto depressivo sull’economia e allo stesso tempo ha aiutato un processo di accelerazione formidabile. Per fortuna c’è stata una reazione positiva”, ha aggiunto, evidenziando “la differenza fra l’impatto della crisi del 2008 di carattere economico-finanziario e l’impatto di questa crisi di carattere sanitario. All’epoca la risposta, che a mio avviso era sbagliata, fu tagliare, soprattutto lo Stato sociale, cioè comprimere le protezioni e i diritti. Adesso andiamo esattamente nel segno opposto”.
“Questa transizione digitale, ecologica, infrastrutturale avrà anche un carattere sociale? Quale effetto avrà sul futuro del mondo del lavoro? Il primo è stato +6% di Pil nel 2021 a fronte di -9 del 2020. Quando cresce la produzione, cresce anche l’occupazione”, ha spiegato Damiano. Tuttavia, “per l’80%, quei nuovi posti di lavoro sono purtroppo a termine o interinali”.
In merito all’astensione dal lavoro proclamata da Cgil e Uil, il presidente di Lavoro&Welfare ha spiegato: “Mi stupisce il fatto che si parli così tanto di questo sciopero quasi che lo sciopero fosse un animale sconosciuto e noi fossimo in una situazione nella quale la pacificazione è assoluta perchè c’è Draghi al comando. Draghi – ha proseguito – sta facendo molto bene ma non fa tutto bene. Ci sono, per esempio, aspetti di carattere sociale che secondo me non vengono tenuti in sufficiente considerazione. Ad esempio, per quanto riguarda il tema sollevato dai sindacati per la questione del fisco, è evidente che c’è stata una disattenzione, in parte corretta, per quanto riguarda coloro che hanno i redditi più bassi”.
C’è anche la questione delle morti sul lavoro. “Il boom economico del 1960-1961 – ha ricordato Damiano – vide una crescita come quella di oggi. A quel tempo c’erano undici morti al giorno. Da undici oggi siamo a tre, ma è sempre tanto e stanno crescendo. Per questo parlo di una transizione sociale di qualità. Non vorrei che questa esplosione quantitativa – ha affermato – non avesse come pendant un’attenzione alla qualità della vita nel lavoro. I morti, le malattie professionali e gli incidenti stanno crescendo. Bisogna fare di più in termini di cultura” e “investire in prevenzione”.
(ITALPRESS).
Damiano, citando alcune analisi, ha spiegato che “probabilmente, considerando le tre fasce del lavoro, alta, media e bassa, avremo una spinta alla crescita nella fascia alta, in mansioni che ancora non sappiamo quali saranno. Nasceranno a livello alto – ha continuato l’ex ministro del Lavoro – nuove mansioni che richiederanno specializzazioni e competenze, poi avremo le mansioni basse che saranno sempre necessarie. In mezzo ci sarà lo schiacciamento”. Quindi, “l’elemento chiave nella transizione è passare da un’idea di una formazione generica a una formazione specialistica e su misura, che sia finalmente un diritto soggettivo e permanente del cittadino e del lavoratore”.
“La pandemia – ha affermato – ha avuto un effetto depressivo sull’economia e allo stesso tempo ha aiutato un processo di accelerazione formidabile. Per fortuna c’è stata una reazione positiva”, ha aggiunto, evidenziando “la differenza fra l’impatto della crisi del 2008 di carattere economico-finanziario e l’impatto di questa crisi di carattere sanitario. All’epoca la risposta, che a mio avviso era sbagliata, fu tagliare, soprattutto lo Stato sociale, cioè comprimere le protezioni e i diritti. Adesso andiamo esattamente nel segno opposto”.
“Questa transizione digitale, ecologica, infrastrutturale avrà anche un carattere sociale? Quale effetto avrà sul futuro del mondo del lavoro? Il primo è stato +6% di Pil nel 2021 a fronte di -9 del 2020. Quando cresce la produzione, cresce anche l’occupazione”, ha spiegato Damiano. Tuttavia, “per l’80%, quei nuovi posti di lavoro sono purtroppo a termine o interinali”.
In merito all’astensione dal lavoro proclamata da Cgil e Uil, il presidente di Lavoro&Welfare ha spiegato: “Mi stupisce il fatto che si parli così tanto di questo sciopero quasi che lo sciopero fosse un animale sconosciuto e noi fossimo in una situazione nella quale la pacificazione è assoluta perchè c’è Draghi al comando. Draghi – ha proseguito – sta facendo molto bene ma non fa tutto bene. Ci sono, per esempio, aspetti di carattere sociale che secondo me non vengono tenuti in sufficiente considerazione. Ad esempio, per quanto riguarda il tema sollevato dai sindacati per la questione del fisco, è evidente che c’è stata una disattenzione, in parte corretta, per quanto riguarda coloro che hanno i redditi più bassi”.
C’è anche la questione delle morti sul lavoro. “Il boom economico del 1960-1961 – ha ricordato Damiano – vide una crescita come quella di oggi. A quel tempo c’erano undici morti al giorno. Da undici oggi siamo a tre, ma è sempre tanto e stanno crescendo. Per questo parlo di una transizione sociale di qualità. Non vorrei che questa esplosione quantitativa – ha affermato – non avesse come pendant un’attenzione alla qualità della vita nel lavoro. I morti, le malattie professionali e gli incidenti stanno crescendo. Bisogna fare di più in termini di cultura” e “investire in prevenzione”.
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