ROMA (ITALPRESS) – “In gioco c’è la dignità delle persone, quella dignità che oggi viene troppo spesso e facilmente calpestata con il «lavoro schiavo», nel silenzio complice e assordante di molti. Lo avevamo visto durante il lockdown, quando tanti di noi hanno scoperto che dietro il cibo che continuava ad arrivare sulle nostre tavole c’erano centinaia di migliaia di braccianti privi di diritti: invisibili e ultimi – benchè primi! – gradini di una filiera che per procurare cibo privava molti del pane di un lavoro degno”. Lo scrive Papa Francesco, in una lettera al quotidiano La Stampa, al Secolo XIX e ad altri quotidiani del gruppo Gedi, rispondendo allo scrittore Maurizio Maggiani, che giorni fa sul Secolo XIX gli aveva scritto una lettera aperta raccontando con “vergogna” la scoperta del metodo a danno di immigrati con cui venivano stampati libri suoi e di altri autori.
“Persino la letteratura, pane delle anime, espressione che eleva lo spirito umano, è ferita dalla voracità di uno sfruttamento che agisce nell’ombra, cancellando volti e nomi – sottolinea il Papa -. Ebbene, credo che pubblicare scritti belli ed edificanti creando ingiustizie sia un fatto di per sè ingiusto. E per un cristiano ogni forma di sfruttamento è peccato. Ora, mi domando, che cosa posso fare io, che cosa possiamo fare noi? Rinunciare alla bellezza sarebbe una ritirata a sua volta ingiusta, un’omissione di bene”.
Per Francesco “abbiamo bisogno di una denuncia che non attacchi le persone, ma porti alla luce le manovre oscure che in nome del dio denaro soffocano la dignità dell’essere umano. E’ importante denunciare i meccanismi di morte, le «strutture di peccato». Ma denunciare non basta. Siamo chiamati anche al coraggio di rinunciare. Non alla letteratura e alla cultura, ma ad abitudini e vantaggi che, oggi dove tutto è collegato, scopriamo, per i meccanismi perversi dello sfruttamento, danneggiare la dignità di nostri fratelli e sorelle”.
(ITALPRESS).
“Persino la letteratura, pane delle anime, espressione che eleva lo spirito umano, è ferita dalla voracità di uno sfruttamento che agisce nell’ombra, cancellando volti e nomi – sottolinea il Papa -. Ebbene, credo che pubblicare scritti belli ed edificanti creando ingiustizie sia un fatto di per sè ingiusto. E per un cristiano ogni forma di sfruttamento è peccato. Ora, mi domando, che cosa posso fare io, che cosa possiamo fare noi? Rinunciare alla bellezza sarebbe una ritirata a sua volta ingiusta, un’omissione di bene”.
Per Francesco “abbiamo bisogno di una denuncia che non attacchi le persone, ma porti alla luce le manovre oscure che in nome del dio denaro soffocano la dignità dell’essere umano. E’ importante denunciare i meccanismi di morte, le «strutture di peccato». Ma denunciare non basta. Siamo chiamati anche al coraggio di rinunciare. Non alla letteratura e alla cultura, ma ad abitudini e vantaggi che, oggi dove tutto è collegato, scopriamo, per i meccanismi perversi dello sfruttamento, danneggiare la dignità di nostri fratelli e sorelle”.
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