ROMA (ITALPRESS) – Il Ponte sullo Stretto non è stato inserito nel Recovery plan ma c’è chi ha già annunciato battaglia a sostegno della costruzione dell’opera. L’idea è quella di poter comunque cogliere questo particolare momento per realizzare il collegamento stabile tra Sicilia e Calabria, se non con le risorse europee del Recovery, attingendo ad altri fondi o utilizzando altre forme di finanziamento. Tanti, tra cui parlamentari e amministratori, nelle scorse settimane hanno chiesto che l’infrastruttura fosse inserita nel Piano nazionale di ripresa e resilienza o che almeno vi fossero comprese le opere accessorie, quelle da realizzare a terra. In realtà nel Pnrr per lo Stretto ha trovato spazio l’acquisto di nuove navi “ecologiche” per un collegamento più veloce e sostenibile. Il ponte, però, ripetono da più parti, può essere realizzato anche con altri fondi, come quelli strutturali, il fondo per Sviluppo e Coesione o le risorse destinate alle reti Ten-t.
Il costo complessivo dell’opera è di 7,1 miliardi di euro, di cui 2,9 miliardi necessari per la costruzione dell’attraversamento sospeso su pile e i restanti per collegamenti stradali e opere accessorie. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, al Senato ha ribadito che per il ponte “c’è una relazione pronta” che “sarà inviata dal ministro delle Infrastrutture al Parlamento per la discussione”. Nel frattempo, però, continuano a giungere richieste per uno sblocco della situazione e diversi parlamentari hanno già annunciato battaglia per superare lo stallo e ottenere una decisione definitiva.
“Nella programmazione del Pnrr – spiega all’Italpress Francesco Scoma, deputato di Italia Viva e componente dell’ufficio di presidenza della Camera – vedo una bella somma destinata ad ammodernamenti e prolungamenti dell’alta velocità ma non vedo certamente la possibilità che l’alta velocità, quella reale che arriva a 300 km/h, possa arrivare in Sicilia. Noto che sono destinate somme per l’ammodernamento delle navi che attraversano lo Stretto ma di ponte non se ne parla. Penso – evidenzia – che non ci potrà essere sviluppo per tutto il Sud senza che un’opera così importante venga realizzata”.
Per Scoma, quindi, questa è “l’ultima occasione”. “Ci sono trattative avanzate tra le due regioni, la Sicilia e la Calabria – prosegue -, perchè si possa prendere in considerazione la realizzazione di un progetto di finanza, con il contributo delle due regioni e imprenditori che sarebbero interessati a gestire il ponte per alcuni anni. Su questa strada anche la Conferenza delle Regioni, all’unanimità, si è espressa favorevolmente affinchè – continua – il ponte possa diventare volano per la crescita, soprattutto per gli investimenti che ci sono da qui al 2026. Abbiamo un’opportunità: cinque anni di grandi aspettative, buone prospettive e un’iniezione di denaro che difficilmente potrà esserci ancora una volta. Ritengo che sia una battaglia da potere ancora sostenere”. Secondo il deputato è necessaria comunque “una volontà politica per realizzare le opere”. “Credo che sia possibile realizzarlo – ribadisce – anche con la volontà delle due Regioni: se i due presidenti di Regione insieme a finanziamenti privati decidessero di trovare la strada, lo potrebbero fare”.
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