“Così tante macchine di carabinieri a Campobello di Mazara non si erano mai viste”, si lascia scappare un cliente che esce dal supermercato a due passi dal covo di vicolo San Vito dove viveva il boss Matteo Messina Denaro.

Sono passate da poco le 13,30 quando dal tam tam social e media si apprende che è stato trovato un nuovo covo, stavolta in via Maggiore Toselli, utilizzato da quello che fino a due giorni fa era il criminale più ricercato d’Europa. In meno di 5 minuti, dall’appartamento di vicolo San Vito, si raggiunge la casa scoperta oggi, il cui proprietario è Ernesto Risalvato.

L’arrivo di due vetture civetta con gli uomini del Gico della Guardia di finanza non passa inosservato a quanti si affacciano dalle finestre. C’è chi spia da dietro le persiane, chi, invece, si affaccia dal terrazzo e finanche chi osserva da un ponteggio di un vicino cantiere edile. I 50 metri di strada, nel tratto compreso tra la via Cusmano e la via delle Rose, sono pieni di carabinieri e degli uomini col Mefisto (il passamontagna utilizzato dalle forze dell’ordine) che appartengono al Gico.

A coordinare le operazioni c’è il procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido, il colonnello del Ros Lucio Arcidiacono, il comandante dei carabinieri di Trapani Fabio Bottino e il comandante del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza Gianluca Angelini.

La curiosità dei passanti crea capannelli e il nome di Ernesto Risalvato, originario di Castelvetrano, trapela da alcuni abitanti del quartiere poche decine di metri distanti dal covo, ma nessun è disposto a commentare ciò che sta succedendo in paese.

Da un covo all’altro c’è un reticolo di strade che si snodano nel quartiere Guagana, che è lo stesso dove ha casa Andrea Bonafede che ha prestato documenti e abitazione a Messina Denaro. Ma è anche il quartiere dove viveva il boss defunto Leonardo Bonafede, zio di Andrea. Lì i movimenti dei carabinieri non passano inosservati, c’è chi si ferma a guardare, appena dopo le 17, quando i carabinieri entrano a casa di Laura Bonafede, la figlia di Leonardo, nella centralissima via Roma. Le indagini stanno svelando un filo che lega Campobello di Mazara alla città natale del boss, Castelvetrano, a 5 km di distanza, che stamattina si è svegliata col grido dei giovani scesi in piazza per dire “grazie” a forze dell’ordine e magistratura. “Una nuova primavera” l’ha definita il sindaco Enzo Alfano.

“La notizia del boss finito in cella è stata inaspettata e ci da tanto sollievo – ha detto Tania Barresi, dirigente scolastico dei licei cittadini -, speriamo che l’arresto del boss serva per svegliare le coscienze e cancellare la paura”. I giovani ‘sfottono’ il boss: ‘Ncagghiasti (sei finito nella trappola), hanno scritto in dialetto su un cartellone che tengono in mano i ragazzi.

“I cartelloni oggi esposti dagli studenti spiegano come è cambiata la mentalità – ha detto il sindaco Alfano – La mafia a Castelvetrano non è affatto finita, dobbiamo continuare a fare il nostro lavoro, ad assumerci le nostre responsabilità. Solo così riusciremo a sconfiggere la mafia”. A Castelvetrano si ritorna in piazza domani pomeriggio, su invito di Giuseppe Cimarosa, figlio di Rosa Filardo, cugina di primo grado del boss. A Campobello di Mazara, invece, si scava per stanare coperture e fiancheggiatori. Un’altra notte di indagini che ripartono da questo nuovo covo di un’anonima via nel centro dove, a quanto pare, Matteo Messina Denaro girava indisturbato.

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