È stata presentata a Roma la proposta di legge del Partito Democratico per l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla scomparsa di Denise Pipitone.

In conferenza stampa presenti i deputati Alessia Morani e Carmelo Miceli, firmatari della PDL, e Piera Maggio, la mamma della piccola scomparsa da Mazara del Vallo nel settembre 2004.

ALESSIA MORANI

Alessia Morani ha ricordato che sono trascorsi 17 anni dalla scomparsa di Denise Pipitone: «La vicenda è avvolta da troppi misteri e da troppe incongruenze. Ci sono stati depistaggi e false testimonianze e mi prendo la responsabilità di ciò che dico».

«Ringrazio i giornalisti – ha proseguito –  che da anni non hanno mai mollato. Molti elementi, che sono a fondamento di questa commissione d’inchiesta, proviene dal lavoro della stampa».

E su Piera Maggio: «È una donna che combatte da troppi anni per avere verità e giustizia. Mi ricorda Ilaria Cucchi che, dopo temppo, ha ottenuto la verità per suo fratello Stefano. Piera Maggio non ha mai abbandonato la lotta e con la commissione d’inchiesta le restituiamo la vicinanza delle Istituzioni. Noi riteniamo che, grazie all’art. 82 della Costituzione, le Camere possano esercitare un potere che è simile a quello giudiziario».

La deputata del PD ha annunciato che le sottoscrizioni alla Commissione d’Inchiesta sono già trenta e «ne arriveranno altre perché in molti sono interessati a questa vicenda. Lo Stato non ha abbandonato la ricerca della verità su Denise né la famiglia. Dalle inchieste giornalistiche sono emerse varie questioni che ci hanno convinto sulla necessità di questa commissione d’inchiesta».

A proposito di depistaggi, Morani ha ricordato la mancata perquisizione della casa di Anna Corona nell’immediatezza dei fatti. E ancora: «Vorremo fare chiarezza anche sulle intercettazioni fatte senza che ci sia stata l’autorizzazione da parte di un magistrato».

L’obiettivo di questa Commissione d’Inchiesta non è creare una verità processuale ma di capire se ci siano responsabilità anche rispetto alla conduzione delle indagini», con eventuali segnalazioni anche al Consiglio Superiore della Magistratura, se necessario.

CARMELO MICELI

Carmelo Miceli, deputato sicilliano del PD, ha affermato: «Auspichiamo che tutti i gruppi aderiranno a questa commissione. Noi non abbiamo l’intenzione di costruire una verità giudiziaria alternativa ma abbiamo il diritto e il dovere – e da parlamentare siciliano eletto nel collegio in cui è scomparsa Denise, anche quello morale – di provare a rivedere ciò che è accaduto e non ha funzionato perché non è ammissibile che una figlia possa sparire nel nulla e che non ci sia alcuna spiegazione».

Miceli ha aggiunto che «abbiamo l’intenzione di ripercorrere i fatti, a partire da alcune prove ritenute fondamentali e decisive, come le intercettazioni. Vogliamo comprendere come sia stato possibile, ad esempio, che ci sia stato un mancato coordinamento tra gli uffici di polizia giudiziaria che si sono occupati del caso. E perché alcuni Pubblici Ministeri hanno dovuto ricominciare ad indagare, non sfruttando l’opportunità di mantenere lo stesso PM sin dall’inizio».

Miceli auspica che la commissione d’inchiesta sia operativa prima della fine di giugno: «Denise ha cambiato e stravolto le abitudini siciliani. Io sono cresciuto per strada. Tutti avevamo la sicurezza di potere uscire perché vigilati dai vicini… La vicenda di Denise Pipitone ha stravolto le abitudini. Da quel momento nessuno ha avuto più la serenità di lasciare da solo il proprio figlio».

PIERA MAGGIO

La mamma di Denise ha affermato: «Oggi posso dire che lo Stato c’è. Che lo Stato si sta occupando finalmente di questa vicenda in modo concreto e preciso. E spero che questa commissione d’inchiesta possa essere accolta da tutti perché non c’è colore di bandiera. Denise è la bambina di tutti gli italiani».

«A Denise, come accade a ogni bambino rapito – ha proseguito Piera Maggio – è stata tolta l’identità. Strappata dalle sue abitudini, dal suo ambiente e dai suoi genitori. Ed è stata portata via, non sappiamo se in Italia o all’estero. Stiamo vivendo un calvario da 17 anni e ci troviamo ancora qui a lottare per lei, che venga cercata e che si faccia luce e verità».

Piera Maggio ha ricordato che «dal processo di primo grado si sono avvicendati 11 magistrati e ognuno, quando lasciava il proprio lavoro, è stato come una camera stagna. Predeva i suoi fascicoli e li chiudeva. E l’altro non conosceva il lavoro di chi lo ha preceduto. Non è una cosa normale, non dovrebbe essere così. I risultati di questo sono sotto agli occhi di tutti. Mi sono stancata, però, di dire sempre le stesse cose. Quello che vogliamo oggi è la verità. Non abbiamo mai smesso di cercare nostra figlia. Vorrei uno spiraglio di luce ma non perché lo meritiamo noi genitori ma perché lo merita Denise. Non può passare che, per ritorsioni personali, debba pagare una bambina. Perché Denise non è scomparsa da sola, non è stata portata via dagli alieni ma rapita da una mano vigliacca».

Infine, a proposito delle pressioni avute dalla prima PM che ha lavorato al caso, Maria Angioni, Piera Maggio si è chiesta: «Chi aveva l’interesse a fare in modo che Denise non venisse trovata? A far sì che i colpevoli non fossero condannati? Spero che questa Commissione d’Inchiesta possa far luce anche su questo. Io, però, ho le idee chiare… Si sta, forse, riavvolgendo il nastro, speriamo che possa funzionare e non essere rotto come nel passato».

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