Una trentina di poliziotti lo hanno ammanettato all’alba all’interno di un ovile di proprietà del pastore pregiudicato Gaspare Simone, anche lui finito in manette con l’accusa di favoreggiamento. E’ finita così la latitanza di Vito Marino, sorpreso dagli agenti, mentre dormiva.

L’uomo, che deve scontare una condanna all’ergastolo per triplice omicidio, non aveva armi né cellulari. “Riteniamo che abbia trascorso buona parte della latitanza (cominciata nel luglio del 2016) nel trapanese, territorio dove ha potuto contare sui necessari appoggi”, ha detto Fabrizio Mustaro, capo della Mobile di Trapani nel corso della conferenza stampa che ha illustrato il blitz.

Le indagini che hanno portato alla cattura di Marino, condotte da Sco e dalle squadre mobili di Palermo e Trapani, sono state coordinate dal capo della Dda di Palermo Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Paolo Guido.

Il latitante è figlio del defunto boss di Paceco Girolamo, detto “Mommu u nanu”, assassinato nelle campagne del trapanese alla fine degli anni Ottanta. Per individuarlo, senza destare sospetto, i poliziotti, oltre a mimetizzarsi, hanno impiegato sofisticate apparecchiature tecnologiche. “Lui è stato molto cauto e attento. Noi di più”, ha detto il capo della Mobile di Trapani.

 

Vito Marino è stato condannato all’ergastolo per triplice omicidio insieme al cugino Salvatore che però, dopo un annullamento da parte della Cassazione, è libero e in attesa di giudizio. Sono entrambi ritenuti colpevoli della strage del 28 agosto 2006 a Urago Mella, a Brescia, in cui vennero uccisi l’immobiliarista Angelo Cottarelli, la moglie Marene Topor ed il figlio Luca di 17 anni.
Secondo gli inquirenti movente del delitto sarebbe stato un credito di centinaia di migliaia di euro che i Marino vantavano da Cottarelli. Sia Cottarelli che i due cugini erano sospettati di realizzato una mega truffa all’Unione Europea. La vicenda giudiziaria è stata particolarmente complessa: nel 2008, in primo grado, Vito e Salvatore Marino furono assolti. Nel 2010 vennero condannati all’ergastolo in appello. Un anno dopo la Cassazione annullò le condanne con rinvio. Il processo di appello bis si concluse con due nuovi ergastoli. Nel 2014, per la seconda volta, gli Ermellini “bocciarono” il verdetto rinviando a un’altra sezione della corte d’assise d’appello. Nel 2016 la nuova condanna all’ergastolo per entrambi e l’anno scorso la Cassazione ha confermato la condanna per Vito e annullato con rinvio per la terza volta quella del cugino, che adesso dovrà essere processato in appello per la quarta volta.