L’imprenditore agricolo Gaspare Ottaviano Accardi, la moglie, Dorotea Alfano, e Leonarda Indelicato, indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla rete di complicità che ha coperto la latitanza di Matteo Messina Denaro, avrebbero più volte e per lungo tempo incontrato il capomafia trapanese a casa di Emanuele Bonafede e Lorena Lanceri, marito e moglie arrestati ieri per favoreggiamento e procurata inosservanza della pena.

Accusati di favoreggiamento, Dda ha disposto perquisizione abitazioni

Come i due coniugi anche Accardi e le due donne sono accusati di favoreggiamento. La Dda di Palermo ha disposto la perquisizione delle loro abitazioni.

Presenza risulta da immagini videosorveglianza

La presenza dei tre nell’appartamento della coppia, mentre c’era l’ex latitante, risulta dalle immagini delle videocamere di sorveglianza di alcuni negozi piazzate vicino alla abitazione dei Bonafede che hanno ospitato per giorni Messina Denaro a pranzo e cena e si sono assicurati che entrasse e uscisse dalla loro casa indisturbato controllando l’eventuale presenza nella zona delle forze dell’ordine.

Favoreggiamento anche per Laura Bonafede

E di favoreggiamento risponde anche Laura Bonafede, la maestra figlia del boss di Campobello, Leonardo, che fino a due giorni prima dell’arresto ha incontrato il padrino allora latitante e che con lui aveva una fitta corrispondenza.

Anche la casa della donna, moglie del mafioso ergastolano Salvatore Gentile, e protagonista di una fitta corrispondenza con il capomafia, è stata perquisita. L’indagine, condotta dai carabinieri di Trapani e dal Ros, è coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio De Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Piero Padova e Gianluca De Leo.

Per i giudici, “Bonafede a disposizione del boss da 4 anni”

Andrea Bonafede, il geometra di Campobello di Mazara che ha prestato l’identità a Matteo Messina Denaro e che è stato arrestato per associazione mafiosa, sarebbe stato a disposizione del boss almeno negli ultimi quattro anni. Lo scrive il tribunale del Riesame di Palermo che ha respinto l’istanza di scarcerazione presentata dai legali di Bonafede e che attribuisce all’indagato “un fascio di condotte di assistenza a tutto tondo alla latitanza del capomafia”. I giudici elencano gli “aiuti” forniti dal geometra al boss: dalla consegna dei propri documenti di identità, all’avergli procurato un medico, all’acquisto dei due appartamenti usati come covo e di due auto, una Fiat 500 e una Giulietta. Bonafede dunque – precisa il tribunale – ha messo a disposizione “sé stesso come alias di Messina Denaro consentendogli la libera circolazione nel territorio, gli acquisti per la copertura della latitanza, l’accesso alle cure”.

Matteo Messina Denaro nascosto a Campobello almeno dal 2018

Matteo Messina Denaro viveva a Campobello di Mazara, ultimo suo nascondiglio, almeno dal 2018. L’ex latitante, dunque, ha trascorso nella cittadina del trapanese a pochi chilometri da Castelvetrano, suo paese d’origine, almeno 5 anni.

Emerge dalle motivazioni dell’ordinanza con cui i giudici del Riesame di Palermo hanno respinto la richiesta di scarcerazione di Andrea Bonafede, geometra che ha prestato l’identità al boss consentendogli di avere i documenti necessari per sottoporsi alle cure mediche, di acquistare la casa di vicolo San Vito usata come covo e di comprare la Giulietta con cui si spostava.

Dalla ordinanza emerge anche che il capomafia, ricercato per 30 anni, e che oltre a presentarsi come Andrea Bonafede usava, come identità di copertura, anche il nome Francesco Salsi, aveva una moto Bmw enduro.

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