Investigatori e magistrati proseguono l’analisi dei reperti ritrovati nel covo del boss Matteo Messina Denaro di vicolo San Vito (ex CB31) a Campobello di Mazara. Oltre a scontrini, biglietti aerei con destinazioni varie, tra cui Inghilterra, Sud America, nell’ultima casa abitata dal boss che è stato latitante per 30 anni, sono stati ritrovati numerosi libri, anche storici, tra cui uno sul premier russo Putin.

È stata ritrovata dalla polizia la Giulietta del boss Matteo Messina denaro. Proprio grazie alla macchina gli investigatori riuscirono a risalire al primo covo del boss individuato a Campobello di Mazara. Nel borsello trovato al capo mafia dopo l’arresto c’era una chiave. Dal codice della chiave, i pm sono arrivati alla Giulietta, poi gli investigatori hanno ricostruito, grazie un sistema di intelligenza artificiale, gli spostamenti del veicolo del capo mafia risalendo al suo nascondiglio di vicolo San Vito. Ma solo ora la Giulietta è stata ritrovata. Sul posto c’è il procuratore aggiunto Paolo Guido.

Bonafede: “Mio cognato persona buona”

“Mio cognato è un gran lavoratore ed è una persona buona, talmente buona, come si dice dalle nostre parti, che diventa sciocco o, forse, di più”. Lo ha detto al Tg2, il cognato di Andrea Bonafede, Roberto D’Alfio, sposato con una delle sorelle. Attualmente Bonafede, che ha prestato la sua identità al boss Matteo Messina Denaro, si trova a casa della sorella nella frazione di Tre Fontane, dove vive anche la madre. “È spaventato e preoccupato, non dice nulla, forse ha una sorta di shock”, ha detto D’Alfio.

“Non capisco ancora come mai non lo abbiano arrestato, perché ritengo ci siano i presupposti per farlo”, ha aggiunto.”«A mio
cognato ho detto: hai perso un’occasione per guadagnare 1,5 milioni di euro in maniera legale, così da dare un futuro ai tuoi figli”, ha affermato D’Alfio, facendo riferimento alla taglia che esisteva per far ritrovare il boss quando era latitante. “Per adesso mio cognato è qui perché c’è sua mamma che non sa nulla e che lui crede che tra qualche giorno non la vedrà più”, ha concluso D’Alfio.

Ferraro: “Il suo arresto giorno felice”

  “E’ stata una giornata di felicità e di gioia, per me in particolare. La richiesta di estorsione la ricevetti nel 2013 dal cugino di Matteo Messina Denaro. Ovviamente non si consumò perché denunciai subito e lui venne tratto in arresto insieme ad altre 30 persone nell’operazione Eden”. Così Elena Ferraro, imprenditrice nel settore della sanità che ha denunciato il cugino del super boss per estorsione.

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