Tullio Solenghi è Odisseo. Al Teatro Antico di Segesta, mercoledì 1 agosto, alle 19.15, “Odissea – Un racconto Mediterraneo”. Lo straordinario attore porterà in scena lo spettacolo, che racconta dell’incontro tra Penelope e Odisseo, per il cartellone del Calatafimi Segesta Festival – Dionisiache 2018, la manifestazione organizzata dal comune di Calatafimi Segesta col Parco Archeologico di Segesta e la direzione artistica di Nicasio Anzelmo. Il progetto è di Sergio Maifredi, che ne firma anche la regia, e la produzione di Teatro Pubblico Ligure.

Sulle pietre dell’anfiteatro risuoneranno, proprio come accadeva due millenni fa, le parole di Omero pronunciate dalla viva voce di Tullio Solenghi. Sarà lui a ripercorre il rapporto indissolubile fra Odisseo e Penelope, interpretando il canto XIX del poema. Lo spettacolo incrocia un altro filone di Teatro Pubblico Ligure e cioè STAR – Sistema Teatri Antichi Romani, che nel corso degli anni e in tutta Italia ha creato una rete di siti archeologici valorizzati dal teatro, in accordo con i Poli Museali Italiani, le Regioni e il MiBACT (Ministero dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo). Di questo circuito entra a fare parte ora un luogo esemplare come Segesta. L’intenzione di Tpl è esaltare i luoghi con le emozioni che provengono dalla letteratura, dalle storie fondanti la cultura occidentale, riportate alla contemporaneità della forma orale da moderni cantori. La forza è nelle parole: parole antiche per pensieri nuovi.

“Odissea – Un racconto mediterraneo – spiega Sergio Maifredi – è un progetto permanente, un percorso da costruire canto dopo canto scegliendo come compagni di viaggio i grandi cantori del teatro contemporaneo e quegli artisti che sappiano comunicare in modo estremamente diretto, non con la protezione del “buio in sala” ma guardando negli occhi il proprio pubblico, non proteggendosi dietro gli schermi delle belle luci o di una bella musica di sottofondo ma affrontando a mani nude la parola. Odissea ha debuttato nel 2009 e ha inchiodato ai sedili di pietra dei teatri antichi e di velluto rosso migliaia di spettatori e che a Segesta porta uno spettacolo affidato a un grande interprete di oggi”.

Nello spettacolo si narra l’incontro Penelope e Odisseo, che in lei ritrova un suo doppio. Penelope è astuta almeno quanto il suo sposo. È stata astuta nel tener testa ai pretendenti, inventando l’eterno gioco della tela, ed è astuta ora nel saggiare chi dice d’esserle marito. E se Telemaco e la nutrice possono credere che l’uomo che hanno davanti è il re di Itaca, che è tornato, che ha ucciso i proci ed ha ristabilito l’ordine, a Penelope questo non basta. Lo mette alla prova ancora una volta. Ordina alle ancelle di spostare il letto nuziale. Solo lei e Odisseo sanno che quel letto è intagliato nel tronco di un secolare ulivo che affonda le radici nella terra dei padri. “Nessun umano lo può spostare!” dice lo straniero. E Penelope si scioglie in un pianto trattenuto da vent’anni. La notte la passeranno ad aversi e a ritrovarsi. Raccontandosi due decenni trascorsi nell’attesa e nel ritorno.