“L’equipaggio ha trascorso la notte a bordo e sta bene, adesso attende, da quello che gli sarebbe stato fatto capire, che gli venga comunicato l’importo di una multa da pagarsi per il rilasciato”.
Lo dice Domenico Asaro, uno degli armatori del “Ghibli Primo”, il motopesca mazarese sequestrato ieri mattina da miliziani libici “in acque internazionali”, a circa 25 miglia nord nord-est dalla zona di Bomba, nell’area di Tobruk e condotto nel porto di Ras al Helal.
“Non ho personalmente parlato con l’equipaggio – aggiunge Asaro – ma le notizie mi sono giunte dai marittimi di un altro peschereccio che si trova in Grecia con i quali gli uomini sono riusciti a mettersi in contatto”. E’ un uomo provato Domenico Asaro. Sono stati tanti i sequestri subiti da Asaro negli ultimi 20 anni.
“La marineria di Mazara del Vallo – prosegue – negli ultimi decenni ha salvato molte vite umane nel Mediterraneo ma anche pagato in vite umane e soldi i sequestri. Ormai siamo allo stremo. Ci troviamo sull’orlo del fallimento. Mi chiedo a quanto ammonterà la multa che ci faranno e saremo in grado di pagarla? Inoltre non troviamo più personale disposto a fare questo lavoro. I giovani, anche alla luce di tutto quello che accade nell’area del Mediterraneo e dei tanti divieti imposti dalle leggi italiane e dall’Ue, non sono più disposti a intraprendere questo lavoro. I nostri pescherecci però devono andare in acque internazionali per effettuare la pesca del gambero rosso che si effettua in fondali di non meno di 700 metri”.
La voce di Domenico Asaro è poi rotta dall’emozione. I ricordi vanno ai sequestri passati. “Nel 1996, dopo cinque ore di mitragliamento, i libici hanno condotto il peschereccio Osiride a Misurata. Io e l’equipaggio abbiamo fatto sei mesi di carcere e dopo siamo stati liberati per buona condotta. Nonostante il pagamento di una ammenda di 26 milioni delle vecchie lire il peschereccio fu confiscato”.
Alla fine del mese di febbraio 2010 Asaro, all’epoca comandante del peschereccio “Luna Rossa”, scampò a un nuovo sequestro dei libici ma il natante fu raggiunto da sventagliate di mitra che hanno lasciato in 96 buchi un ricordo indelebile.
“Nell’ottobre 2013, sempre i miliziani libici – prosegue -, dopo averci sparato hanno condotto a Bengasi, sequestrandoli, i pescherecci Giulia PG e Daniela L., che è di un altro armatore. Ci trovavamo a circa 40 miglia al largo delle coste cirenaiche. Dopo 52 giorni, due processi e il pagamento di un riscatto il Giulia PG è stato rilasciato, ma il Daniela L. è ancora là, sotto sequestro”. Poi ci sono i sequestri-lampo, subiti dal motopesca “Ghibli Primo” sempre in acque internazionali, ad opera dei miliziani egiziani. Uno, con altri tre pescherecci mazaresi, nel luglio 2012 e un altro, con un altro motopesca, nella serata del 9 novembre 2016. Asaro ringrazia infine Giovanni Tumbiolo, presidente del Distretto della pesca e crescita blu che ha da subito mobilitato per il rilascio del peschereccio la filiera istituzionale e spera che questo nuovo incubo passi al più presto.
“A nome dell’intero Consiglio Comunale esprimo seria preoccupazione per l’ennesimo sequestro a danno dei pescatori mazaresi” scrive in una nota Vito Gancitano, presidente del Consiglio comunale di Mazara del Vallo.
“Con apprensione – aggiunge – seguiamo l’evolversi dell’intera vicenda con l’auspicio che l’intero equipaggio stia bene e che, unitamente all’imbarcazione, possa ben presto fare rotta verso il porto di casa”. Gancitano conclude: “Non è questo il momento di fare polemiche, ma di stare tutti uniti e aspettare che la Farnesina riesca nel più breve tempo possibile a far rientrare i nostri marittimi a casa. Superata questa fase si dovrà tornare a parlare del Mediterraneo e dei rischi quotidiani che i nostri pescatori corrono per svolgere il loro duro lavoro”.
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