I tagli al settore, la carenza di uomini e mezzi, ma anche la mancanza di prevenzione e di vigilanza di tutti quei terreni privati o pubblici pieni di sterpaglie.

Il segretario generale della Fns Cisl di Catania, dal  2002 impegnato in sala operativa dei vigili del fuoco, fa il punto sull’emergenza incendi e sulle cause principali, alla luce di quanto accaduto nelle scorse ore a Palermo.

Cos’è che non funziona?

“Ci sono più fattori. Il primo sicuramente è la carenza di personale che non aiuta. Se noi avessimo un organico al completo potremmo soddisfare più richieste. E’ chiaro che guardo con attenzione a quello fatto dai colleghi di Palermo, ma mi riferisco anche al nostro territorio. Il secondo fattore riguarda il fatto che spesso e volentieri non si riescono a coprire gli interventi, soprattutto in estate, di questi famosi incendi di sterpaglie non solo perché ci sono pochi uomini, ma anche perché i terreni pubblici o privati non vengono puliti. Chi dovrebbe vigilare, nonostante le ordinanze sindacali, non lo fa. Alle calde temperature se aggiungiamo la mano dell’uomo, per imperizia o per dolo, diventano incendi di vaste aree. E’ vero che c’è la carenza di organico, ma è anche evidente che manca l’aiuto da parte della cittadinanza per quanto riguarda i terreni di proprietà privata e dei Comuni per i terreni pubblici”.

Questo succede a Palermo, così come in altre parti della Sicilia. Era il 24 giugno del 2014 e Catania bruciava.

“Fu una giornata epica per noi – ricorda il segretario Sasso – bruciavano la città e la provincia. Quello che è accaduto nel Palermitano noi lo abbiamo vissuto due anni fa. Abbiamo non solo temuto che la situazione ci scappasse di mano, ma che si arrivasse al peggio con le fiamme che lambivano numerose abitazioni. Lo ricordo ancora: miracolosamente siamo riusciti a fronteggiare l’emergenza. Anche se non abbiamo potuto, come volevamo, dare risposta alla cittadinanza con tutte le richieste di intervento arrivate alla Sala operativa. Un inferno…”.

“Quello che il Ministero deve fare – ha aggiunto Sasso – è cominciare a portare a regime l’organico in Sicilia che è la regione sopravvive da sola nel senso di ‘colonna mobile’. Se dovesse succedere qualcosa è la Sicilia che si aiuta perché ha difficoltà a fare scendere mezzi e uomini dal resto d’Italia per via dello stretto di Messina”.

Oltre alla sede centrale di via Cesare Beccaria, a Catania, ci sono i distaccamenti cittadini e quelli provinciali Paternò, adrano, Acireale, Riposto.

I tagli fatti al settore negli ultimi anni hanno indubbiamente ridotto l’organico?

“I mezzi scarseggiano e le unità sono poche anche se c’è stato un minimo di incremento di organico. Abbiamo stretto la cinghia e siamo riusciti a coprire il Distaccamento Nord a san Giovanni Galermo. Al momento sono impiegati 80-85 vigili del fuoco al giorno con un turno di 12 ore ciascuno per un organico complessivo di 450-500 uomini che coprono gli interventi su Catania e provincia”.

Sasso è intervenuto anche sull’annunciata chiusura del Distaccamento Sud dei vigili del fuoco di Catania.

“C’è una richiesta all’amministrazione comunale, fatta proprio dalla Cisl, perché le condizioni igienico-sanitarie non rispecchiano più gli standard di sicurezza. Abbiamo più volte chiesto di trasferire il distaccamento nel plesso polifunzionale di San Giuseppe La Rena, ma l’amministrazione probabilmente per problemi logistici, non ha dato l’ok al trasferimento e non ci ha dato una soluzione alternativa. Il distaccamento è ancora in funzione e copre la parte Sud di Catania fino a Scordia. Abbiamo chiesto di chiuderlo perché si era fatta avanti la società Interporto di Catania che ci aveva dato la disponibilità di un immobile. Ma quando la questione sembrava risolta, quell’immobile è stato assegnato alla Polizia di stato. Sembrerebbe – ha precisato Sasso – che ci sia stato anche il sostegno del Comune di Catania per l’assegnazione alla polizia, anziché ai vigili del fuoco…”.

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