Quali sono i dati sull’industria estrattiva in Italia? Qual è il suo ruolo economico e il suo impatto ambientale? Il rapporto di Legambiente mostra la situazione delle cave autorizzate e dismesse nel Paese. Secondo i dati contenuti nel rapporto cave 2021 di Legambiente (l’ultimo disponibile), tre anni fa erano 4.168 le cave autorizzate in Italia, 14.141 quelle dismesse o abbandonate e 29 milioni i metri cubi di sabbia e ghiaia estratti all’anno.

L’industria estrattiva

L’industria estrattiva è molto importante per il Paese dal momento che le estrazioni da cave e miniere consentono la produzione di materie prome alla base di altri settori produttivi. Allo stesso tempo, rappresenta un’attività con un forte impatto ambientale e inquinante, basti pensare al rilascio di polvere nell’aria, ma anche al rumore e alle contaminazioni di suolo e acqua. Sempre secondo le rilevazioni di Legambiente, le cave di inerti e quelle di calcare e gesso rappresentavano nel 2021 oltre il 64% del totale delle cave autorizzate in Italia, percentuale che supera l’81% se si analizzano le quantità estratte. Più contenute, invece, le estrazioni di materiali di pregio, come i marmi. Il principale settore correlato all’attività estrattiva è quello delle costruzioni. Non a caso, proprio alle costruzioni sono destinati 29,2 i milioni di metri cubi di sabbia e ghiaia all’anno, 26,8 milioni di metri cubi di calcare e oltre 6,2 milioni di metri cubi di pietre ornamentali.

I dati sull’estrazione di materiali non combustibili in Italia

Il numero delle cave autorizzate (fra cui ci sono quelle attive e quelle con autorizzazione ma senza attività estrattiva in corso) è in calo. Se nel 2021 erano 4.168 nel Rapporto Legambiente 2017 erano 4.752 e in quello 2008 erano 5.725. Crescono invece le cave dismesse. Che passano da 13.414 del 2017 a 14.141 nel 2021. I Comuni con almeno una cava nel 2021 erano 1.667, ovvero il 21,1% del totale dei Comuni italiani). Lombardia, Puglia, Veneto, Toscana e Piemonte sono le regioni con il maggior numero di cave, mentre le miniere si trovano principalmente in Sardegna, Piemonte e Toscana. L’Italia è il quinto Paese in Europa per estrazione di materiali non comustibili da cave e miniere. In base alle rilevazioni Eurostat del 2020, gli stati che estraggono più materiale sono Germania (546,31 mln di tonnellate), Romania (444,78), Francia (351,93), Polonia (328,49) e Italia (207,21).

Industria estrattiva: Sicilia prima regione per numero di aziende del settore

Vista l’importanza per il nostro Paese, Cribis ha analizzato l’intera industria estrattiva, comprensiva delle attività di supporto all’estrazione. Il maggior numero di aziende del settore si trovano in Sicilia (12,8%), Lombardia (11,5%), Toscana (8,8%), Lazio (8,4%), Puglia (7,8%), Veneto (7,1%), Piemonte (6%) e Sardegna (6%). La Società di capitali (72,8%) è la forma giuridica più comune nel comparto, seguita da Società di persone (14,5%) e Impresa individuale (11,9%).

Fatturato e numero di dipendenti nell’industria estrattiva

La solidità del comparto è dimostrata anche dalla crescita del fatturato negli ultimi anni, probabilmente trainata dal superbonus e dall’intensa attività edilizia che ne è derivata: si passa da 147.631.040 euro nel 2020 a 615.927.225 euro nel 2022.  Anche il numero di addetti è in aumento: 248 nel 2021, 235 nel 2022 e 497 nel 2023.

Le prospettive del settore

Un settore in salute, dunque, quello estrattivo che però si trova ora di fronte alla grande sfida ambientale. Ecco perché la gestione di cave e miniere dovrà sempre più essere attenta al contenimento dell’impatto sul paesaggio e al riciclo. Al tempo stesso si pone il tema del recupero dei siti dismessi. Le direttive europee spingono proprio verso attività svolte in un’ottica di economia circolare. Non tenerne conto sarebbe un errore.

Dati Cribis (a Crif Company)