Sarebbero stati i due feriti nell’incendio dello scorso 4 aprile al bar Cioccolato caffè di Catania a causare intenzionalmente l’esplosione e il rogo che ha portato ad evacuare l’intero stabile sul lungomare etneo. A distanza di un mese e mezzo da quel terribile incendio scattano le manette per i presunti responsabili mentre viene mandato all’obbligo di dimora un terzo complice intervenuto in una seconda fase.

Le accusate sono di incendio doloso, fabbricazione, detenzione e porto abusivo di armi e di congegni micidiali aggravati e favoreggiamento personale.

I due esecutori materiali dell’attentato incendiario hanno 40 e 42 anni, e sono stati arrestati dalla Polizia su richiesta della Procura di Catania. Si chiamano Alessandro Leone e Antonino Russo

Le indagini

Le indagini, coordinate dalla procura etnea ed eseguite dalla locale Squadra Mobile si erano subito indirizzate su alcune stranezze. Oggi hanno permesso di acquisire elementi che dimostrerebbero, scrive la procura, il coinvolgimento di Leone e Russo nella commissione del reato di incendio dell’immobile, verificatosi la notte del 2 aprile 2024, ai danni di un noto esercizio commerciale, nel lungomare di Catania, con una propagazione delle fiamme di entità tale da comportare, per ragioni di incolumità, l’evacuazione dell’intero stabile.

Il provvedimento restrittivo ripercorre un’attività di indagine che, sin dalle prime fasi, si era incentrata sulle uniche due persone rimaste gravemente ferite a seguito dell’incendio, ovvero leone e Russo, recatisi, per la gravità delle ustioni e delle lesioni riportate, in orari prossimi all’evento, presso due differenti ospedali.

Un precedente incendio nel 2023

Già a novembre 2023, il medesimo esercizio era stato interessato da analogo evento, con un incendio sviluppatosi per ragioni, allora, rimaste non chiarite. L’acquisizione e successiva analisi dei filmati dei sistemi di videosorveglianza della zona e le testimonianze delle persone presenti al momento dell’esplosione hanno poi confermato il quadro indiziario, permettendo di delineare i ruoli ed il contributo attribuibili ai due indagati.

Leone, viene ripreso quella notte mentre acquista un consistente quantitativo di benzina presso un rifornimento nei pressi della propria abitazione. Le immagini poi  mostrano l’incontro con Russo ed insieme si spostano verso il luogo teatro dell’incendio, appiccato utilizzando alcune bottigliette molotov artigianali.

Ma la l’esplosione è di potenza maggiore del previsto, tale da comportare il ferimento degli stessi indagati oltre a compromettere la stabilità dell’edificio e distruggere gli arredi e a mandare in frantumi le vetrate.

La perquisizione dell’autovettura

In seguito, nell’auto di Leone, la polizia troverà strumenti ed oggetti impiegati nell’attentato incendiario e in particolare due imbuti, un rotolone di carta per asciugare, frammenti di guanti in lattice, scontrino del distributore di carburante ed un detergente per tessuti.

Le microspie in ospedale

Diversa la posizione del 39enne, un ausiliario alle dipendenze di una ditta incaricata dei servizi di pulizia dell’ospedale presso il quale veniva ricoverato Leone. L’uomo avrebbe avvisato l’indagato, la mattina del 5 aprile, della presenza di microspie all’interno del reparto di degenza. per lui è scattato l’obbligo di dimora mentre per gli altri due l’arresto.

Articoli correlati