A Ercolano una giovane di 19 anni piange disperata sul divano, stretta tra le braccia della nonna materna. Le urla e il terrore riempiono l’appartamento, mentre i carabinieri della compagnia di Torre del Greco irrompono con le bodycam accese. La scena che si presenta è straziante: la ragazza è prigioniera, non di un estraneo, ma dei suoi stessi genitori. Un uomo di 47 anni e una donna di 43, incensurati, sono ora in manette, accusati di sequestro di persona e maltrattamenti in famiglia. Il motivo? Non accettavano la relazione omosessuale della figlia con una ragazza di 20 anni.

Un amore osteggiato con la forza

La storia inizia circa un anno fa, quando la 19enne intreccia una relazione con la sua compagna, una ventenne che i genitori non hanno mai tollerato. Ma il rifiuto va oltre il semplice dissenso: si trasforma in un’ossessione violenta. La scorsa estate, scoperta la relazione, i genitori chiudono la figlia in casa. Lucchetti alle finestre, telefono confiscato, uscite consentite solo sotto scorta: un regime di segregazione che dura otto mesi. Minacce e percosse, anche con un bastone, diventano la norma per costringerla a interrompere il legame.

La fuga e il GPS: il piano dei genitori

Lo scorso weekend, la giovane trova il coraggio di scappare. Con la fidanzata, si rifugia a Sant’Antonio Abate, in casa di un’amica 15enne, sperando di lasciarsi alle spalle l’incubo. Ma la libertà dura poco. I genitori, decisi a non perdere il controllo, avevano installato un GPS sul cellulare della figlia, rintracciandola senza difficoltà. La sera del 9 marzo, si presentano sotto l’abitazione. Le telecamere di videosorveglianza catturano tutto: la 19enne viene afferrata per i capelli, trascinata via tra le urla dei presenti, il telefono strappato dalle sue mani. Un’auto la porta indietro, verso la prigione domestica di Ercolano. La compagna, disperata, chiama il 112, dando il via all’intervento decisivo dei carabinieri.

L’intervento dei carabinieri: la liberazione

Arrivati all’appartamento dei genitori, i militari attivano le bodycam. Prima ancora di entrare, sentono il pianto della ragazza e le grida provenire dall’interno. Dentro casa trovano cinque persone: la giovane, visibilmente provata, i genitori, uno zio e la nonna materna, testimone impotente della scena. La 19enne apre il cuore ai carabinieri, svelando non solo il sequestro, ma anni di violenze fisiche e psicologiche. Decide di denunciare, un passo doloroso ma necessario. Dopo l’arresto dei genitori, la giovane fa le valigie e si trasferisce dalla fidanzata, chiudendo per sempre la porta di quella casa.

Una famiglia “normale” con un lato oscuro

I genitori, un uomo di 47 anni e una donna di 43, non avevano precedenti penali. Una famiglia apparentemente ordinaria, con tre figli, che però celava un’intolleranza feroce. La loro ostinazione li ha portati a giustificare ogni abuso, persino di fronte alla disperazione della giovane. Dopo l’arresto, la ragazza ha scelto di tagliare i ponti, un gesto che parla di coraggio e della volontà di riprendersi la propria vita.