Tra le pieghe dell’inchiesta sulla mafia in Ortigia conclusa da polizia e carabinieri con l’arresto di 4 persone emergono altri particolari in merito alla forza che avrebbe avuto il gruppo, al cui comando ci sarebbe stato Orazio Scarso, indicato dalla Dda di Catania come ex affiliato della cosca Bottaro-Attanasio messosi in proprio dopo la sua scarcerazione.

Saltare la coda in ospedale

I componenti della gang, come tante altre persone, avrebbero avuto bisogno di cure in ospedale ma, per evitare code che avrebbero potuto allungare la permanenza all’Umberto I, si sarebbero serviti di alcuni inservienti, legati alla sicurezza della struttura, per poter saltare la fila.

L’intervento nel giorno di Santa Lucia

I carabinieri e la Guardia di finanza, che da tempo seguivano le mosse del gruppo di Ortigia, vennero a conoscenza di questa “amicizia” il 13 dicembre del 2021, il giorno di Santa Lucia, la festa della Patrona della città.

In quell’occasione, come scoperto dagli inquirenti e dai magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catania, un familiare di uno degli indagati avrebbe avuto bisogno di essere visitato e così uno dei presunti componenti della cosca di Ortigia, si sarebbe rivolto ad un amico, che, però, in quel momento, non era in servizio. Quest’ultimo avrebbe voluto girare l’informazione ad un collega che era in turno ma essendo del tutto estraneo alla gang, si sarebbe messo in macchina per recarsi al Pronto soccorso e mettersi a disposizione del parente dell’affiliato del gruppo di Ortigia.

L’inserviente che si rivolge al gruppo

Capitava anche che questi amici fidati in servizio all’ospedale chiedessero favori al gruppo, come emerge in una intercettazione dell’ottobre del 2021, per risolvere un problema.  “Ciao gioia. Ho un problema mbare ma… chiamalo perché so che è dei nostri, chiamalo e gli tiri le orecchie. Vedi che ha minacciato a mia moglie: “Ti levo la pistola, te la metto in bocca!”. Vedi di ..inc… che io oggi sono a Noto.”