Secondo l’indicatore trimestrale dell’economia regionale (Iter) nel 2024 in Sicilia il prodotto è aumentato dell’1,3 %, una crescita superiore a quelle della macroarea e dell’Italia, ma meno intensa rispetto all’anno precedente. Nonostante la robusta ripresa successiva alla pandemia, non sono stati recuperati completamente i livelli di attività precedenti la crisi del 2008-09, a differenza di quanto si è osservato per l’intero Paese. E’ quanto si evince dal rapporto annuale 2025 della Banca d’Italia nella pubblicazione economie regionali – l’economia della Sicilia di recente pubblicazione.
Crescita e produttività: in Sicilia nel post pandemia dinamica sostenuta
Fra il 2007 e il 2013 l’economia italiana aveva conosciuto una lunga e intensa fase recessiva, risentendo dapprima della crisi finanziaria internazionale e poi di quella dei debiti sovrani. Successivamente si è avviata una lenta ripresa, interrottasi temporaneamente nel 2020 a causa della crisi pandemica. Soltanto nel 2022 il valore aggiunto dell’Italia si è riportato al di sopra del livello registrato nel 2007. Nel periodo successivo alla pandemia l’attività economica in Sicilia ha registrato una dinamica più sostenuta rispetto alla media italiana; ciononostante, nel 2023 (ultimo anno per cui sono disponibili i dati di contabilità territoriale) il valore aggiunto prodotto in regione risultava ancora inferiore, di oltre 4 punti percentuali, rispetto al 2007. Tra i principali settori produttivi, il valore aggiunto si è ridotto in misura marcata nell’industria in senso stretto (di quasi un quarto) e nelle costruzioni (un quinto); per entrambi i settori il calo è stato più accentuato di quello registrato nel Mezzogiorno e in Italia. Nei servizi la dinamica è stata invece lievemente positiva (0,5 %), ma molto più debole rispetto alla media del Paese (7,8). La dinamica del valore aggiunto può essere scomposta nell’andamento di varie componenti, riconducibili sostanzialmente a tre elementi: fattori demografici, quantità di lavoro e produttività. Da questa scomposizione emerge che al calo del valore aggiunto regionale nel periodo 2007-23 ha contribuito soprattutto la demografia: alla contrazione della popolazione (-4,0 %) si è associata anche la progressiva riduzione della quota di persone in età lavorativa (-1,7), soprattutto nel periodo post pandemico.
L’impatto della quantità di lavoro è stato nel complesso nullo: il marcato calo dell’intensità di lavoro (-3,5 % il calo delle ore lavorate per addetto) è stato controbilanciato dall’andamento del tasso di occupazione. La produttività del lavoro ha fornito, invece, un contributo lievemente positivo (1,6 per cento la variazione del valore aggiunto per ora lavorata), ma inferiore a quello registrato nella macroarea di riferimento e in Italia (rispettivamente 4,0 e 4,2 per cento). Al fine di analizzare più in dettaglio l’andamento della produttività del lavoro, è possibile scomporne la variazione nella parte che dipende dall’intensità di capitale impiegato (misurata dallo stock di capitale in rapporto alle ore lavorate) e in quella legata alla produttività totale dei fattori (Ptf), che fornisce una misura dell’efficienza con cui vengono utilizzati gli input produttivi. In Sicilia l’incremento della produttività osservato è ascrivibile esclusivamente alla PTF, mentre, a differenza di quanto osservato nelle aree di confronto, l’intensità di capitale ha fornito un contributo sostanzialmente nullo. Con riferimento agli anni più recenti, la Sicilia ha superato i livelli di attività antecedenti la crisi pandemica: nel 2023 il valore aggiunto è stato più elevato di circa il 10 per cento rispetto al 2019; alla dinamica ha contribuito soprattutto l’andamento particolarmente positivo del tasso di occupazione.
Le imprese
La produzione agricola ha risentito della siccità che ha caratterizzato il 2024, con cali significativi nei comparti cerealicolo e delle coltivazioni arboree. Nell’industria la congiuntura si è mantenuta positiva: le aziende con fatturato in aumento hanno prevalso e sono cresciute le ore lavorate. La spesa per investimenti, sostanzialmente invariata rispetto al 2023, ha beneficiato delle politiche pubbliche di incentivazione e si è indirizzata anche verso le tecnologie avanzate e il miglioramento dell’efficienza energetica. Le aspettative per l’anno in corso risentono dell’elevata incertezza geopolitica. Sono diminuite le esportazioni; il calo dei prodotti petroliferi è stato solo in parte controbilanciato dall’incremento degli altri beni. Le vendite verso gli Stati Uniti, costituite principalmente da prodotti elettrici, petroliferi e agroalimentari, potrebbero risentire dell’inasprimento dell’imposizione tariffaria sulle importazioni dall’Unione europea. Il settore delle costruzioni ha continuato a crescere, sebbene in rallentamento, sospinto dall’espansione dell’attività nel comparto delle opere pubbliche. Anche nel terziario è proseguito l’andamento positivo; la dinamica del valore aggiunto ha tuttavia perso vigore rispetto all’anno precedente. La domanda estera ha sostenuto il comparto turistico e il trasporto aereo.
Le start up
Le start up innovative, concentrate soprattutto nei servizi ad alta intensità di conoscenza, sono meno diffuse rispetto all’intero Paese, ma forniscono un contributo significativo all’attività brevettuale. La redditività si è mantenuta positiva per la maggior parte delle aziende. Nonostante la diminuzione del costo del credito, che ha riflesso l’allentamento della politica monetaria, i finanziamenti si sono contratti risentendo della debolezza della domanda di prestiti. Il mercato del lavoro.
L’occupazione
L’occupazione ha continuato ad aumentare in misura più intensa rispetto a quanto è avvenuto in Italia e nel Mezzogiorno. All’incremento hanno contribuito sia il lavoro autonomo sia, in misura più contenuta, quello alle dipendenze; nel settore privato il saldo tra assunzioni e cessazioni è stato positivo, anche se di entità inferiore a quanto registrato l’anno precedente. Il numero delle persone in cerca di occupazione si è ridotto in misura consistente; ne è conseguito un calo del tasso di disoccupazione, che tuttavia risulta ancora circa il doppio della media nazionale. L’aumento dell’occupazione osservato negli ultimi anni ha riguardato anche i lavoratori più qualificati, che però in regione continuano a rappresentare una quota più bassa rispetto alla media del Paese. Queste professionalità sono quelle che nei prossimi anni potrebbero essere maggiormente esposte all’impatto della crescente diffusione di tecnologie basate sull’intelligenza artificiale.
Le famiglie
L’andamento positivo del mercato del lavoro ha sostenuto il reddito delle famiglie siciliane che, grazie al contenuto livello di inflazione, è cresciuto anche in termini reali. L’incremento dei consumi in regione è stato superiore alla media nazionale. I prestiti alle famiglie hanno continuato a espandersi, sostenuti dal credito al consumo. Le nuove erogazioni di mutui per l’acquisto di abitazioni, dopo il calo del 2023, hanno ripreso ad aumentare riflettendo la crescita della domanda, sospinta nella seconda metà dell’anno dal calo dei tassi di interesse.
Il mercato del credito
Nel 2024 i finanziamenti al settore privato non finanziario hanno continuato a contrarsi. La rischiosità è lievemente peggiorata; l’incremento del flusso di nuovi prestiti deteriorati ha riguardato il settore produttivo, in particolare le imprese dei servizi. All’ulteriore ridimensionamento della rete degli sportelli bancari si è contrapposto il rafforzamento dell’uso di tecnologie digitali nei rapporti tra le banche e la clientela.
La finanza pubblica decentrata
Nel 2024 le spese degli enti territoriali siciliani sono cresciute, riflettendo l’aumento della spesa corrente primaria in tutte le sue componenti. È invece diminuita quella in conto capitale, in particolare i contributi alle famiglie e alle imprese e gli investimenti fissi che, dopo la forte espansione registrata nel 2023, si mantengono ancora su livelli elevati nel confronto storico. In base alle informazioni disponibili più recenti oltre i quattro quinti delle risorse del Pnrr assegnate ai soggetti attuatori pubblici risultavano aggiudicati; i lavori avviati o conclusi erano pari a poco meno della metà delle gare espletate. Sono ulteriormente aumentate rispetto all’anno precedente le entrate degli enti territoriali siciliani; si è registrato un miglioramento delle loro condizioni finanziarie. Permangono condizioni di fragilità dei Comuni per il perdurare della bassa capacità di riscossione e delle limitate basi imponibili.






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