“Quando un’azienda decide di mettersi in gioco, non investe solo nel territorio. Investe su se stessa”. Parola di Gianni Polizzi, presidente di Promotergroup SpA e direttore del DOSES (Distretto Ortofrutticolo di Sicilia), che riassume così il senso della decima edizione del Festival del Giornalismo Enogastronomico, andato in scena a Vittoria dall’11 al 13 luglio.
Non una passerella, ma un vero spazio di confronto. L’evento, organizzato dall’Associazione culturale Network in collaborazione con Promotergroup Spa e Digitrend, ha offerto l’occasione non solo di raccontare l’enogastronomia, ma di ragionare su nuovi modelli di crescita locale, sostenibili e collaborativi, mettendo attorno allo stesso tavolo imprenditori, giornalisti e professionisti, con l’obiettivo di connettere idee, filiere, territori e strategie. Il focus? Trasformare il racconto del cibo in un motore di sviluppo concreto.
Oltre il cibo: il territorio si fa sistema
“Abbiamo legato cibo, cultura e territori ai sistemi produttivi locali – ha spiegato Polizzi –. È una visione ampia, che supera il concetto di ‘food’ come comparto a sé”.
Il Festival ha infatti fatto da cerniera tra mondi spesso separati: impresa, cultura, comunicazione, economia. Un dialogo orizzontale, dove non c’era spazio per la retorica ma solo per proposte operative.
Presenti nomi di peso del tessuto economico siciliano: Antonino Di Paola (Presidente del Distretto Agrumi di Sicilia), Giorgio Cappello (Presidente di Sicindustria Ragusa), Maurizio Attinelli (Presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Ragusa). Un segnale chiaro: qui si parla di sviluppo, non in astratto, ma come lavoro condiviso tra visione politica, strumenti tecnici e pragmatismo economico.
Idee buone, ma servono strumenti per farle funzionare
Polizzi ha toccato uno dei nodi cruciali per le imprese: la distanza tra buone idee e strumenti reali per attuarle. “Ci sono progetti validi che restano fermi perché mancano le informazioni giuste o l’accesso ai fondi. È qui che entriamo in gioco noi, come Promotergroup: individuiamo le risorse disponibili, le traduciamo in strumenti concreti e le colleghiamo ai progetti delle imprese”.
Un lavoro che punta a rendere l’innovazione accessibile e il cambiamento possibile. Perché senza strumenti, la visione resta teoria.
Il messaggio è chiaro: chi fa impresa oggi ha anche una responsabilità sociale. “Abbiamo aperto le porte della nostra azienda per creare uno spazio di dialogo – ha detto Polizzi – e in cambio abbiamo ricevuto energie, idee e relazioni che continueranno a generare valore”.
Non si tratta solo di fatturato, ma di costruire un ecosistema che funziona, dove imprese, territorio e persone parlano la stessa lingua: quella della crescita condivisa.






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