Vladimiro Zagrebelsky, figura di spicco del diritto internazionale, è scomparso a 85 anni nella sua casa di villeggiatura a Gressoney-La-Trinité. La sua carriera segnata da un impegno instancabile per i diritti umani.

Il mondo del diritto internazionale piange la scomparsa di Vladimiro Zagrebelsky, eminente giurista ed ex giudice della Corte Europea dei Diritti Umani, morto all’età di 85 anni nel tardo pomeriggio del 5 agosto.

Il decesso, avvenuto a seguito di un malore nella sua casa di villeggiatura in Valle d’Aosta, ha lasciato un vuoto profondo, non solo tra i colleghi e gli studiosi del diritto, ma anche tra i cittadini di Gressoney, che lo ricordano come una figura discreta e amata. “Come amministrazione comunale ci uniamo profondamente al cordoglio della famiglia. Siamo profondamente addolorati per questa perdita”, ha dichiarato il sindaco di Gressoney-La-Trinité, Alessandro Girod, in una nota ufficiale.

Un percorso professionale esemplare

Nato a Torino il 25 marzo 1940, Vladimiro Zagrebelsky ha dedicato la sua vita al diritto, lasciando un’impronta indelebile nel panorama giuridico italiano e internazionale. Laureatosi in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Torino nel 1963, ha intrapreso una carriera di grande prestigio, entrando in magistratura nel 1965. La sua competenza in diritto penale lo ha portato a ricoprire ruoli di spicco, tra cui quello di componente del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) in due mandati, dal 1981 al 1985 e dal 1994 al 1998. Durante il suo servizio al CSM, nel 1983, ha redatto la storica sentenza relativa ai magistrati iscritti alla loggia massonica P2, un documento che ha segnato un momento significativo nella storia giudiziaria italiana.

Dal 1998 al 2001, Zagrebelsky è stato capo dell’Ufficio Legislativo del Ministero della Giustizia, contribuendo a importanti riforme, tra cui l’adeguamento dell’ordinamento giudiziario al nuovo codice di procedura penale nel 1989. Il suo impegno internazionale è culminato con la nomina a giudice della Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) a Strasburgo, dove ha servito dal 2001 al 2010, distinguendosi per la sua dedizione alla tutela dei diritti fondamentali. Ha diretto il Laboratorio dei Diritti Fondamentali di Torino e ha pubblicato opere di riferimento, come il Commentario della Convenzione Europea dei Diritti Umani (2012) e il Manuale dei Diritti Fondamentali in Europa (2019), consolidando il suo ruolo di autorevole studioso del diritto.

Un legame speciale con Gressoney

Oltre ai suoi meriti professionali, Vladimiro Zagrebelsky era profondamente legato a Gressoney-La-Trinité, dove trascorreva le sue vacanze. La comunità locale lo ricorda con affetto come una “presenza gentile, rispettosa e silenziosa”. In una nota, l’amministrazione comunale ha sottolineato il rapporto autentico che il giurista aveva costruito con il paese: “Per noi, prima di tutto, è stato una figura discreta ma familiare, che negli anni ha costruito con Gressoney un rapporto sincero, fatto di piccoli gesti, di luoghi amati, di relazioni vere”. Zagrebelsky era spesso visto passeggiare per le vie del paese, con i suoi “passi lenti ma decisi”, pronto a impegnarsi in “conversazioni mai banali” e a condividere pensieri profondi con parole misurate.

“Non cercava visibilità, e forse proprio per questo la sua presenza era tanto più significativa: un uomo che non ha mai smesso di interrogarsi sul senso delle cose e sul valore delle istituzioni, ma che qui ritrovava una dimensione più umana, più essenziale”, si legge ancora.

Un’eredità di rigore e libertà

Vladimiro Zagrebelsky non era solo un giurista, ma un intellettuale che ha saputo coniugare il rigore professionale con una visione libera e indipendente. La sua attività di studioso, culminata in pubblicazioni fondamentali, ha contribuito a rafforzare il dibattito sui diritti umani in Europa. La sua esperienza come giudice della CEDU lo ha visto affrontare questioni complesse, come la difesa della Convenzione Europea dei Diritti Umani, che interpreta e protegge i diritti fondamentali dei cittadini dei 46 Stati membri del Consiglio d’Europa. La sua voce è stata spesso presente sulle pagine di testate prestigiose come La Stampa, dove ha difeso con passione l’importanza delle istituzioni internazionali e il loro ruolo nel garantire giustizia e democrazia.

Il suo legame con il fratello Gustavo Zagrebelsky, ex presidente della Corte Costituzionale italiana, sottolinea una famiglia di origine russa che ha lasciato un segno profondo nel panorama giuridico italiano. Di origini pietroburghesi, i Zagrebelsky si stabilirono a Sanremo dopo la Rivoluzione Russa, portando con sé un’eredità culturale che ha influenzato il loro impegno per la giustizia e il diritto.