Termina con un lungo applauso la cerimonia funebre di Pippo Baudo, icona della televisione italiana. L’ultimo applauso, l’ultimo saluto gli è stato tributato nella sua parrocchia, la chiesa di santa Maria della Stella di Militello Val di Catania. Tutto fra migliaia di compaesani che per le strade ricordavano le trasmissioni in cui il presentatore era assoluto protagonista.
Dal Vescovo alla “guida spirituale”
Se a officiare è stato il vescovo di Caltagirone, Don Peri, l’omelia è stata, invece, affidata a don Giulio Albanese, il padre spirituale di Baudo. Intorno alle 18.45 il feretro è uscito dalla chiesa seguita dagli affetti e da diversi esponenti del mondo politico tra cui il presidente del Senato Ignazio La Russa, il presidente della Regione siciliana Renato Schifani, il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, il sindaco di Catania Enrico Trantino e diversi esponenti dello spettacolo come Lorella Cuccarini, Albano, Michele Guardì e Gigi D’Alessio.
“Io sono uno di quelli che lui ha inventato”
Grande stima e affetto univa Pippo Baudo al famoso regista Michele Guardì, uno dei professionisti lanciati dal presentatore al quale ha aperto le porte del settore televisivo: “Lui era uno che puntava sempre sui giovani, diceva sempre ‘questo l’ho inventato io’: io sono uno di quelli che lui ha inventato”.
L’omelia
Il forte legame che univa Pippo alla sua isola non è terminato nemmeno a distanza di chilometri. I suoi pensieri erano sempre rivolti alla Sicilia, una terra alla quale non si è mai distaccato. Concetto espresso a lunghi tratti durante l’omelia recitata da don Giulio Albanese: “Poco prima di morire Pippo mi ha confidato che il successo, e lui ne ha avuto tanto, non basta a riempire i cuori, da solo non basta a rendere felici. Questa è una parola di verità che risuona in sintonia con il Vangelo”, ha detto ancora. “Pippo ha conosciuto il favore del pubblico, ma al di là dei programmi e degli applausi ciò che resta è la sua capacità di comunicare vicinanza, dare spazio a tanti artisti e custodire rapporti umani sinceri. Molti lo ricordano come uomo generoso, discreto e capace di aiutare gli altri senza fare clamore”, ricorda.
“Il senso della giustizia è stato forte e sempre impresso nel suo animo, soprattutto nel coraggio manifestato in più circostanze contro la mafia, secondo lui un male da estirpare, ricercando sempre e comunque la legalità. Nella nostra società, inquinata da tanti virus – prosegue -, lui ha dimostrato di affermare sempre il bene e il dono di se stesso, soprattutto nei confronti dei poveri. Chi ha avuto modo di conoscerlo lo può testimoniare”, ha concluso.






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