Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, dal palcoscenico dell’ONU, lancia dure accuse all’Occidente. Zelensky rilancia: “Se non fermano la guerra, dovranno sapere dove sono i rifugi”. Trump sostiene Kiev e parla di “delusione” verso Putin.

Le parole di Sergey Lavrov, ministro degli Esteri russo, riecheggiano come un colpo di tamburo nei corridoi della diplomazia internazionale. Secondo quanto riportano i media russi, durante un incontro a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Lavrov ha dichiarato che “la NATO e l’Unione Europea vogliono dichiarare, e hanno già dichiarato, una vera e propria guerra al mio Paese e vi partecipano direttamente”.

L’accusa di Mosca: l’Occidente in guerra, anche se indirettamente

Lavrov ha parlato apertamente di una guerra “attraverso l’Ucraina”, in cui la NATO e l’Unione Europea sarebbero non solo complici, ma protagonisti. Per il capo della diplomazia russa, la crisi ucraina rappresenta il simbolo dell’aggressività dell’Occidente nei confronti della Russia.

Trump deluso da Putin: “È il momento di fermarsi”

Dall’altra parte dell’oceano, Donald Trump, presidente degli Stati Uniti ha dichiarato di essere “molto deluso” da Vladimir Putin per la prosecuzione della guerra nonostante il “vertice storico in Alaska”. “Penso che sia arrivato il momento di fermarsi”, ha detto Trump ai giornalisti.

Trump non ha risparmiato critiche alla leadership russa, sottolineando l’inutilità strategica del conflitto per Mosca: “La Russia ha speso milioni e milioni di dollari in bombe, missili, munizioni e vite umane, le loro vite, e hanno guadagnato praticamente nulla”.

Zelensky rilancia da New York: “Risponderemo ogni giorno”

In parallelo, a New York, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rilasciato dichiarazioni altrettanto forti. In un’intervista ad Axios, ha lanciato un monito preciso: “Se la Russia non porrà fine alla guerra, i funzionari che lavorano al Cremlino dovrebbero assicurarsi di sapere dove si trova il rifugio antiaereo più vicino”. Zelensky ha precisato che l’Ucraina “non bombarderà i civili perché non siamo terroristi”, ma ha anche detto che i centri del potere, come il Cremlino, sono obiettivi possibili.

La richiesta a Trump: un’arma per fermare Putin

Zelensky ha confermato di aver chiesto a Trump un nuovo sistema d’arma, capace – a suo dire – di costringere Vladimir Putin a sedersi al tavolo dei negoziati. Il presidente ucraino ha spiegato che “il presidente Trump sa, gliel’ho detto ieri, di cosa abbiamo bisogno, di una sola cosa. Ci serve, ma non significa che lo useremo”. Secondo Zelensky, l’introduzione di questo sistema, il cui nome non è stato rivelato davanti alle telecamere, potrebbe esercitare una pressione decisiva su Mosca.

Rispondere colpo su colpo: il piano di Kiev con l’appoggio USA

Durante il colloquio con Trump, Zelensky ha anche raccontato che il presidente avrebbe dato pieno sostegno a colpire infrastrutture russe in caso di attacchi ucraini. “Se attaccano la nostra energia, il presidente Trump sostiene che possiamo rispondere sull’energia”, ha detto Zelensky.